di REDAZIONE –
MACERATA – «La Memoria che si fa tenerezza per i bambini che nella Shoah sono divenuti strumento estremo di negazione della vita. La Memoria che si fa incredulità e amore di fronte alla ostinata e ostentata manifestazione di violenza indifferente verso il mondo dei bambini. La Memoria che si fa rosa bianca, simbolo di luce, vita e consapevolezza per un presente e un futuro che lasciano intravedere ancora i riflessi dei fantasmi del passato. Spero tanto che i nonni, le mamme e i papà nel passare in questi giardini, giorno dopo giorno, trovino il tempo di raccontare ai loro figli il perché di queste rose bianche, mai dimenticando che prima di ogni altra cosa c’è l’umanità, ci sono le persone e soprattutto la vita preziosa e fragile dei bambini». Sono le parole del sindaco Romano Carancini che questa mattina, insieme al vicesindaco e assessore alla cultura Stefania Monteverde, al presidente del Consiglio comunale Luciano Pantanetti, al presidente provinciale Anpi Lorenzo Marconi, al consigliere regionale Luca Marconi, ai consiglieri comunali Ninfa Contigiani ed Enrico Marcolini e a Quinto Romagnoli della Compagnia Teatrale Oreste Calabresi, ha preso parte alla Terrazza dei Popoli, nell’ambito delle iniziative organizzate dal Comune di Macerata in occasione del Giorno della memoria, alla cerimonia di piantumazione di 20 rose bianche in memoria di altrettanti bambini ebrei trucidati nella scuola amburghese di Bullnhuser Damm il 20 aprile del 1945.
Alla cerimonia hanno preso parte attiva anche gli alunni delle classi V delle scuole “Anna Frank” e “De Amicis” che hanno letto due poesie, una scritta dagli scolari dell’istituto di Villa Potenza dedicata alla deportata e scrittrice ebrea tedesca, divenuta un simbolo della Shoah per il suo diario, e l’altra opera di una reduce dalla deportazione. Nei vari interventi che si sono succeduti un unico messaggio: quello di non dimenticare affinché certe cose non possano più accadere, un gesto che è memoria del passato e allo stesso tempo riflessione sul presente e sul futuro delle nuove generazioni.
Le rose, che per la prima volta furono interrate nel gennaio del 2007 in occasione del “Giorno della memoria” su invito della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, furono estirpate da ignoti e dopo qualche tempo ripiantate, così come oggi, per non dimenticare il martirio e il sacrificio di quei venti bambini e riaffermare la condanna per gli atti vandalici e il valore del ricordo.
Le venti rose bianche vogliono ricordare il piccolo Sergio De Simone (italiano), Georges André Kohn (francese), Jacqueline Morgenstern (francese), W. Junglieb (jugslavo), Roman Zeller (polacco), Leika Birbaum (polacca), Eduard Hornemann (olandese), Marek Steinbaum (polacco), Eduard Reichnbaum (polacco), Bluma Mekler (polacca), Surcis Goldinger (polacca), Ruchla Zylbeberg (polacca), Alexander Hornemann (olandese), H. Wasserman (polacca), Lea Klygerman (piolacca), Riwka Herszberg (polacca), Roman Witonski (polacco), Marek James (polacco), Eleonora Witonski e Mania Altmann (polacca), bambini ebrei provenienti da tutta Europa, trucidati e seviziati nella scuola di Bullenhuser Damm e commemorati con un giardino sorto a loro memoria nella stessa scuola che oggi porta il nome del grande pedagogo polaccio Janusz Korczak, morto ad Auschwitz insieme ai piccoli dell’orfanatrofio che aveva istituito e diretto nel ghetto di Varsavia. I bambini, insieme al sindaco Carancini, al termine della mattinata hanno piantato l’ultima rosa del giardino curato dall’ufficio Ambiente del Comune.
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