di REDAZIONE –
Il capogruppo in Consiglio regionale, Fabio Urbinati, esprime piena solidarietà alla vittima e fa un appello ad istituzioni e politica affinché si avvii un percorso culturale che porti ad un’effettiva parità di genere –
ANCONA – «È sconcertante aver letto la sentenza della Corte di Appello di Ancona su i due uomini assolti dall’accusa di stupro perché la vittima è stata giudicata “troppo mascolina e poco avvenente per essere oggetto di attrazione sessuale”». Così il capogruppo in Consiglio regionale, Fabio Urbinati, commenta la vicenda di Ancona arrivata alle cronache nazionali. «La sentenza – prosegue – lascia a dir poco interdetti e soprattutto apre un fronte preoccupante sia sul livello culturale del nostro Paese sia perché può creare precedenti. Appare assurdo legare l’emissione di un verdetto su basi che nulla sembrano avere a che fare con dati oggettivi e di diritto, quanto piuttosto su dati soggettivi: la bellezza di una donna. Mi chiedo: rispetto a quali parametri oggettivi è misurata? Abbiamo assistito negli anni – continua ancora Urbinati –, e non solo in Italia, ma in Europa, ed anche in tempi recentissimi, a sentenze su fatti di violenza sessuale nei quali spesso la donna, vittima, è stata colpevolizzata, ed i suoi aguzzini assolti perché, a seconda dei casi:la vittima era vestita troppo discinta, o indossava biancheria provocante (ricordiamo il caso dell’Irlanda), solo per citare alcune vicende recenti».
«Dunque a quanto pare – aggiunge ancora Urbinati – in ogni caso la donna vittima è vittima sempre e comunque due volte: se è provocante “se l’è meritato”, se è “brutta” la violenza “se l’è inventata”. Questo ci fa comprendere quanti pregiudizi siano ancora fortemente radicati nella nostra società e quanto manchi ancora una cultura del rispetto nei confronti delle donne. Non posso dunque che esprimere tutta la mia solidarietà alla vittima di stupro, tacciata di “mascolinità”, e fare appello a tutte le istituzioni ed a tutte le forze politiche affinché si intraprenda davvero un percorso culturale che porti ad un’effettiva parità di genere, che ritengo si misuri prima di ogni cosa sul piano dei diritti e della dignità umana».
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