di REDAZIONE –
MACERATA – Biblioteca Mozzi Borgetti vestita a festa per un evento speciale: la riapertura della sala lettura che, dopo i lavori di riallestimento e risanamento, è stata intitolata al ricercatore, archivista e scrittore Libero Paci ed è nuovamente fruibile al pubblico, esattamente dopo 232 anni dall’apertura avvenuta il 31 marzo del 1787. Sarà anche sede del Fondo per la storia locale. «Buon compleanno alla nostra biblioteca. – ha detto il sindaco Romano Carancini, aprendo la serie di interventi che si sono susseguiti alla Sala Castiglioni prima della visita alle rinnovate sale – Questa è un’occasione per fermarsi a riflettere, guardarsi indietro e comprendere da dove siamo partiti, ripercorrere le difficoltà e ritrovare le energie per arrivare a un traguardo che però non è mai tale perché va sempre spostato in avanti».
Il sindaco Carancini ha ricordato il percorso fatto fino a oggi segnato da tante tappe come le inaugurazioni delle sale a Palazzo Buonaccorsi, l’orologio planetario, il recupero Ex gil, la galleria pedonale con le opere di Gorden More e quelle future come il piano architetturale delle luci messo a punto con l’Accademia di Belle Arti, l’arredo urbano che prevede anche una nuova pavimentazione per piazza della Libertà dove verrà allestito anche il punto di accoglienza per i turisti e la nuova sede del Museo di Storia naturale che sarà allestito nella casa del custode dei Giardini Diaz.
«Facciamo questo – ha proseguito Carancini – perché crediamo che la forza della città abbia trovato fondamento nella cultura. Oggi inauguriamo questo spazio a cui se ne aggiungeranno altri perché la biblioteca è un luogo nostro e abbiamo lavorato per farla diventare una public library, dove si potrà leggere, studiare, pensare. La città, e con essa la biblioteca, prendendo a prestito le parole della canzone “L’ultima luna” di Lucio Dalla, sarà a misura dell’uomo di domani».
Successivamente il dirigente del servizio Cultura, Gianluca Puliti – che ha coordinato gli interventi – ha passato la parola al vicesindaco e assessore Stefania Monteverde. Dopo un excursus storico sulle figure che hanno contribuito a creare la biblioteca maceratese – definita “una lunga storia di cura e di crescita” – arrivata ai giorni nostri a essere un’eccellenza regionale, l’assessore Monteverde ha insistito sul concetto “uso pro pubblico”. «Siamo eredi di un patrimonio – ha dichiarato – e il nostro compito è quello di renderlo sempre più fruibile, una public library dove ognuno possa trovare ciò di cui ha bisogno. É una grande fabbrica della cultura e, citando Marguerite Yourcenar, va ricordato che “fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito”»
É seguito l’intervento della già direttrice della Mozzi-Borgetti, Alessandra Sfrappini, che ha ripercorso alcune fondamentali tappe storiche. «La sala di lettura che viene oggi riaperta è il locale più arioso e luminoso dell’intero edificio, si trova infatti sul versante sud del fabbricato, una porzione dell’antico Collegio dei gesuiti che quando la Pubblica Libreria maceratese venne inaugurata, nel 1787, non era ancora utilizzato. – ha ricordato – Fu solo nei primi decenni dell’800 che la Biblioteca guadagnò questa serie di locali con vista sul panorama dei Sibillini, dalle antiche aulette del Collegio, che furono arredate con gli scaffali lignei che ancora vediamo e che sono stati oggi restaurati, fino ai locali destinati all’ accoglienza del pubblico e alla odierna sala di lettura».
«Ai primi del Novecento – prosegue Alessandra Sfrappini – la sala servì per esporre le opere della Pinacoteca. Fu arredata negli anni Venti, durante la direzione di Giovanni Spadoni, con alte scaffalature lignee che furono sostituite nel 1965-66 da una struttura metallica con ballatoio, conservata fino agli ultimi interventi di ristrutturazione. L’intitolazione a Libero Paci rappresenta un doveroso tributo a uno studioso che ha lavorato lungamente alla Mozzi Borgetti e che ha prodotto tantissimo, dedicandosi alla ricerca archivistica e collaborando ad opere fondamentali per la città come la Storia di Macerata. Scelta particolarmente appropriata in quanto la sala è una sezione locale a scaffale aperto, dove si possono trovare monografie e periodici riguardanti Macerata e le Marche, dunque una tematica decisamente assonante con la figura di Paci».
Ultimo intervento prima del taglio del nastro e della visita, quello di Nazzareno Gaspari dell’Accademia dei Catenati – una delle pochissime e plurisecolari accademie italiane attiva ancora oggi nell’impegno di promozione culturale – che ha rappresentato il Principe dell’istituzione, Angiola Maria Napolioni. Una sala della biblioteca è infatti dedicata ai Catenati. «Il fascino di questo luogo – ha detto – è il fatto che costituisce una porta tra passato, presente e futuro”. Ricordando la figura di Libero Paci, e prendendo a prestito una frase di Giuseppe Di Modugno, ha definito lo storico maceratese “per gli studenti di qualche anno fa il nostro Google”».
Riaperte anche quattro nuove sale della Biblioteca antica che contengono il prezioso patrimonio dello storico dell’arte maceratese Amico Ricci, comprendente la sua completa raccolta di manoscritti, numerosi volumi di grande interesse artistico e la sua stupenda libreria storico-archeologica, e una intitolata a Domenico Silverj, importante musicista marchigiano dell’800 e noto per essere stato il primo sindaco di Tolentino dove al suo interno sono conservate le opere riguardanti la musica e i musicisti, la drammaturgia e il teatro.
Le sale 9 e 10 custodiscono invece al loro interno le donazioni effettuate dallo storico della letteratura italiana Giulio Natali e i numerosi volumi che trattano di Storia del Risorgimento dei fratelli Giovanni e Domenico Spadoni, che vanno ad impreziosire una già ampia raccolta di volumi sul tema risorgimentale, permettendo alla Biblioteca la creazione di una vera e propria stanza tematica. L’ultima sala della navata meridionale è quella dove sono custoditi oltre 1500 manoscritti, carteggi ed incunaboli di inestimabile valore e che testimoniano ancora una volta il profondo valore storico e culturale della biblioteca.
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