di ALBERT CORRADETTI –
Con una dichiarazione in allegato al documento della Presidenza, inserita nelle Conclusioni del Consiglio (Epsco) di dicembre, richiesta a gran voce dal Governo Italiano e dalla Rappresentanza permanente d’Italia, l’Unione Europea riconosce il valore della tradizione vitivinicola italiana.
Ora possono dormire sogni tranquilli i nostri produttori poichè pur essendo reali le preoccupazioni della UE sul dilagante e crescente fenomeno dell’abuso dell’alcool nel Paesi del Nord Europa, questo non ha nulla a che fare con il consumo consapevole e limitato delle bevante alcooliche della tradizione italiana.
É quanto sostengono le stesse Coldiretti e Federalimentare: «Insistiamo sulla necessità che l’Unione europea distingua tra consumo equilibrato di bevande alcoliche nella dieta mediterranea e l’abuso di alcool emergenziale, anche per rimanere in linea con le indicazioni e il linguaggio delle organizzazioni internazionali quali l’Oms, che distinguono sempre l’uso dannoso di alcool e dal semplice consumo» dice Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare.
Diceva il commediografo Greco Aristofane: «Bevendo gli uomini migliorano: fanno buoni affari, vincono le cause, son felici e sostengono gli amici».
Inoltre, lo studio condotto dal CRA vitinicolo di Conegliano in collaborazione con la Selezione di Nutrizione Umana dell’Università degli Studi di Tor Vergata di Roma ha dimostrato che se prodotto secondo precisi canoni e modalità, il vino può portare tutta una serie di fattori positivi. É proprio grazie alla dieta mediterranea, nella quale il buon vino ne è una componente, come afferma lo stesso presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, che l’Italia è diventata il Paese più sano al mondo.
Certo, l’abuso dell’alcool è dannoso per colui che ne é vittima e per la Società, pertanto l’UE dovrà concentrare la sua politica sanitaria sulla prevenzione, ma questa non potrà farsi a discapito della punta di diamante della filiera agroalimentare del Made in Italy. Quindi, come si legge nella dichiarazione, l’Italia non intende ostacolare alcuna proposta sul fronte della prevenzione, che deve però avere un approccio multisettoriale che non è sicuramente quello dell’introduzione di misure fiscali in quanto questa non sarebbe efficace anzi, potrebbe stimolare modalità di approvvigionamento illecite. Inoltre ogni iniziativa nazionale in materia di etichettatura non deve violare i principi della libera circolazione dei beni tra gli Stati membri come previsti dai Trattati.