di ROSITA SPINOZZI –
Si definisce un’artista poliedrica ed esuberante, ma in realtà Rita Vitali Rosati è molto di più. È geniale, ironica, visionaria, trasgressiva. Inizialmente, grazie alla Galleria Marconi, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare la sua dirompente creatività, poi di recente in quel di Monsampolo, sempre grazie a Franco Marconi, l’ho incontrata personalmente. Uno sguardo, due parole, ed è stata subito empatia. Pertanto è con grande piacere che annuncio ai nostri lettori la presenza di Rita Vitali Rosati al Museo Macro di Roma. Nata a Milano ma residente da tempo a Fabriano, Rita venerdì 7 giugno alle ore 16 sarà impegnata in una conversazione con Gabriele Perretta nella Sala Cinema, mentre martedì 11 giugno verrà proiettato il video “Mi chiamo Rita, ballo, canto, scrivo versi in notturna” (Italia 2018, 5’20”), durante il quale “la sovrapposizione asincronica di letture di testi determina l’impossibilità della comunicazione e restituisce il senso del dramma quando manca l’armonia”.
La performance mette in scena la lettura a più voci di un numero imprecisato di poesie, recitate contemporaneamente, da cui deriva una impossibilità di comprensione del testo, quindi una mancata comunicazione che sfocia nella cacofonia, ovvero in un suono sgradevole all’udito. Nasce da qui una profonda riflessione sul dramma generato, appunto, dalla mancanza dell’armonia. «Ogni ascoltatore sarà l’equalizzatore di se stesso, in un certo senso, perché in questo modo può sintonizzarsi ed equalizzarsi sull’espressione sonora che più lo suggestionerà» spiega l’artista «Questa visione entropica richiama all’attenzione il bisogno dell’uomo di produrre “silenzio”, “ordine”, oltre il valore del tempo, da Fellini già ricordato nel suo film testamento “La voce della luna” del 1990, (“Se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse potremmo capire”, è l’ultima sua frase nel film)».
Due importanti appuntamenti a Roma, dunque, per conoscere un’artista contemporanea nota per le sue intelligenti provocazioni, la sottile ironia e la “necessità” di opporsi attraverso la performance ad un sistema che spesso tende a puntare il dito contro chi nella vita ha semplicemente voglia di esplorare nuovi orizzonti. Perché, per dirla con le parole di Rita Vitali Rosati “non basta più l’urlo di Munch per gridare il terrore che si sta insidiando, forse una nuova stella danzante ci libererà dal prossimo incubo e, dal basso della terra ci muoverà l’istinto con un nuovo coraggio per guardare in alto. Forti di un segno migliore”.
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