di GIUDITTA CASTELLI –
Sono questi i giorni caldi dell’ Open Day nelle scuole di ogni ordine e grado, dalla materna alle superiori. Riunioni su riunioni per come meglio apparire ai genitori che in un giorno preciso di gennaio sono invitati a far visita ad una scuola. Apparire e non certo essere, poichè non sarà così in ogni giorno dell’anno. Ore di programmazione curriculari utilizzate per abbellire gli edifici, risorse ed ore ed ore spese per organizzare attività finalizzate esclusivamente per lo scopo: accaparrare alunni! Certo questo non ha nulla a che vedere con il cerimoniale dell’accoglienza che è tutta un’altra cosa.
Iniziamo dall’Infanzia, dalle primarie e dalle secondarie di primo grado (scuole medie). Iscrizione in prima primaria? Chiediamo di assistere a una lezione come si tiene normalmente in classe. Non basiamoci sui quaderni, sono un bluff: in una scuola dove il docente attacca tante fotocopie è un docente che passa più tempo a cercare di apparire che non a far lavorare con creatività e autonomia i ragazzi. Alla fine del percorso rimarranno solo teste vuote o robot che inciamperanno al primo gradino.
Osserviamo l’organizzazione degli spazi: c’è una differenza tra un’aula dove i banchi sono distribuiti come da lezione frontale (dalla fine ‘800), dalle aule dove sono previsti spostamenti, isole per animare la giornata scolastica e non farla cadere nella noia!
Ad avere la peggio sono le scuole collocate su strutture più antiche, invece favorite appaiono le scuole che, grazie agli investimenti della politica e delle amministrazioni comunali e provinciali, possono contare su strutture più ampie, luccicanti. Le prime debbono necessariamente lavorare di più e meglio per esporre il meglio di sè in pochi minuti di racconto.
Tutto questo è una vera offesa all’intelligenza dei genitori ed è un attacco alla professionalità dei docenti che svolgono con coscienza e ottengono risultati in termini di competenze anche se costretti ad operare in strutture meno moderne, ma sicuramente che permettono una maggiore creatività e operosità e le cui mura hanno tanto da raccontare.
Ci sono poi i quartieri cittadini dove il valore di ognuno si misura anche dal possesso di certi servizi, il più importante è sicuramente quello di una scuola che insegni. Un quartiere che nella caccia all’alunno da parte di scuole viciniori, rischia di essere spogliato di parte della sua identità deve stare accorto e ribellarsi nelle sedi opportune. Questo non è etico. Ognuno deve cercare di sostenere il proprio territorio: sia esso quartiere, ma anche paese.
Si assiste spesso allo spopolamento delle scuole dell’entroterra poichè viene veicolato il messaggio che a mare le scuole sono migliori. Niente di più falso!
Inoltre le scuole che sono aperte all’inclusione sono sicuramente più sensibili alle tante difficoltà che anche domani mio figlio potrà incontrare lungo il percorso scolastico. Poichè per difficoltà non si intendono solo quelle scolastiche, ma anche di comunicazione, di socializzazione ed altre. La vita è un’incognita, rendere forti i nostri figli è il piu grande regalo che possiamo loro fare dopo la vita , l’affetto, la cura e le attenzioni.
Le scuole sono fatte dai docenti che vi insegnano, dai laboratori che si organizzano, dai metodi attivi che si portano avanti, dall’onesta nei rapporti fra i docenti (dove uno non può permettersi di denigrare il lavoro di un altro dentro e fuori dalle mura scolastiche), dai rapporti di collaborazione con le famiglie e il territorio.
Le scuole sono fatte anche da quell’atmosfera di affetto che lega gli alunni ai suoi docenti. Nella lettera di ringraziamento al suo maestro elementare Albert Camus Premio Nobel per la letteratura nel 1957, colse il senso del valore di un docente: “…è almeno un’occasione per dirle che cosa lei è stato, e continua a essere, per me, e per assicurarla che i suoi sforzi, il suo lavoro e la generosità che lei ci metteva sono sempre vivi in uno dei suoi scolaretti che nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo riconoscente allievo. L’abbraccio con tutte le mie forze”.
Defraudare un territorio della sua scuola è un atto incivile. Resta poi sempre valido il principio dei vasi comunicanti, il principio fisico secondo il quale un liquido contenuto in due o più contenitori comunicanti tra loro, in presenza di gravità, raggiunge lo stesso livello originando un’unica superficie equipotenziale. In altri parole se si rispettano le regole del buon vicinato non ci sono perdenti.
Passiamo alle superiori. Qua il discorso è molto più complesso poichè si va a condizionare il futuro dei ragazzi che non è fatto solo delle possibilità di lavoro, essere più preparati per la frequenza di una Università che può avviare a una professione invece che a un’altra. Si tratta anche dello “star bene” dentro tutto il percorso formativo. Non è vero, ragazzi, che frequentare un Liceo Sociopsicopedagogico sia uguale dal frequentare un Liceo Scientifico, un Liceo Classico o un Liceo Scientifico ed altri. Le discipline non sono opzioni ma sono sostanza con la quale dovrete confrontarvi ogni giorno. Nel lontano novembre del 2007 presso la Sala del Consiglio Comunale di San Benedetto del Tronto, si tenne per iniziativa della Helios onlus, il primo Convegno Regionale dal titolo “Un codice etico per l’Orientamento”. Ecco, bisognerebbe ripartire da lì.