di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Autrice, giornalista, più di trenta i romanzi pubblicati, quasi il doppio le sceneggiature scritte per il cinema e per il teatro, Lidia Ravera torna in libreria con L’amore che dura (ed. Bompiani) e ha scelto San Benedetto del Tronto per presentare, oltre al nuovo romanzo, anche la neonata collana editoriale Terzo tempo di cui è ideatrice e fondatrice: la prima al mondo interamente dedicata alla generazione over sessanta. Un doppio appuntamento organizzato dall’associazione I luoghi della scrittura sabato 21 (Palazzina Azzurra) e domenica 22 settembre (Casa Bice Piacentini, insieme a Emanuela Giordano e Roberta Colombo). Più che un semplice romanzo, L’amore che dura è un viaggio dentro se stessi, la storia di un amore, quello fra Emma e Carlo, che tocca le corde più profonde dell’animo e spinge a farci la domanda delle domande: se è vero che la vita è una questione di scelte, cosa sarebbe stato di noi se quel giorno di tanti anni fa avessimo preso una decisione anziché un’altra?
Chi sono Emma e Carlo?
Dovrei confessare che, in realtà, sono Rocco e Antonia, ossia i protagonisti di Porci con le ali (il romanzo che nel 1976 l’ha consacrata al successo, ad oggi oltre tre milioni di copie vendute nel mondo, ndr), quarant’anni dopo. Ebbene sì, ho avuto il coraggio di andare a vedere cosa ne è stato del loro amore, anche se ho scelto di dare loro due nomi diversi. Negli anni ‘70 erano due giovani uniti dalla passione politica, si sono scelti e amati al punto da fondersi in una cosa sola, come è facile che accada agli amori giovanili. Sono cresciuti, sono andati a vivere insieme, si sono sposati più che altro per fare piacere ai genitori. Emma è diventata insegnante, lavora in una scuola di borgata, Carlo invece si è dedicato al suo sogno di diventare regista. Arriva il 1996, per l’uomo c’è la grande occasione, ma deve trasferirsi a New York. Vorrebbe portare con sé la moglie ma lei non accetta ed è così che, a trentasei anni, pur amandosi molto, si lasciano. S’incontreranno di nuovo nel 2016, che è il tempo presente nel romanzo, quando Carlo torna a Roma per presentare al Festival del cinema il suo ultimo film, quello che narra della sua storia d’amore con Emma, sapendo già che lei l’ha già visto e stroncato con una recensione al vetriolo su una certa rivista. É per questo che la cerca, vuole incontrarla, ancora una volta, nello stesso bar dove si davano appuntamento da ragazzi.
É difficile per la donna contemporanea riuscire a conciliare l’ambizione personale con il sogno romantico?
Assolutamente. Emma e Carlo si amano, ma dal loro primo incontro (negli anni Settanta) a oggi c’è stato il femminismo nel mezzo e non è più così scontato che la donna segua l’uomo ovunque i suoi sogni lo conducano, rinunciando automaticamente a cercare una propria realizzazione. Emma sente la responsabilità degli esseri umani in formazione di cui si occupa ogni giorno a scuola. Sono ragazzi con famiglie difficili alle spalle e lei cerca di salvarli uno alla volta prima che finiscano nella discarica sociale. Come Samantha, una sedicenne rimasta incinta presumibilmente per opera del suo patrigno.
Un romanzo che sviscera un sentimento in maniera molto profonda e brutalmente autentica. A un certo punto Carlo dice «Sei l’amore della mia vita. Ma l’amore non contiene il perdono.» É davvero così?
Emma è andata all’appuntamento con Carlo perché deve farsi perdonare due colpe. La prima, più modesta, riguarda la pessima recensione al suo film; la seconda, invece, è molto più importante e grave, perché riguarda qualcosa che ha condizionato per sempre l’esistenza di entrambi. Si è portata dietro quattro diari d’epoca degli anni in cui sono successe le cose che gli ha nascosto, perché possa comprendere meglio le sue ragioni, perché occorre raccontare anche la storia collettiva in cui la storia individuale si inquadra e si inserisce.
Nel libro lei scrive: “Non c’è eroe che non sia anche vigliacco. Non c’è leader che non sia corruttibile. Non c’è amore che non contenga un tradimento.” É un invito a giudicare il prossimo con maggiore indulgenza?
Penso che frantumare gli stereotipi, destrutturarli e liberarcene sia una delle funzioni principali dell’arte. Nulla è completamente bianco e nemmeno completamente nero, la vita è fatta di sfumature. Esistono i cattivi che ogni tanto sembrano santi e i buoni che ogni tanto compiono azioni schifose. É qualcosa che dovremmo usare anche per perdonare noi stessi, specie andando avanti con gli anni. Man mano che s’invecchia, peraltro, fare bella figura diventa sempre meno importante, ci si sente finalmente liberi di dire le cose che si vogliono dire.
Lei è ideatrice del progetto “Terzo Tempo”, ovvero “Come invecchiare senza essere vecchi”. Di cosa si tratta?
Sai quante sono le persone sopra i sessantacinque anni in Italia? Quasi tredici milioni. Non siamo una minoranza. Nessuno ha mai targettato questo settore di vita. É la prima volta nella storia dell’umanità che ci sono ancora trent’anni di vita e io le ho immaginate come stanze vuote da arredare. Un’età tutta da inventare. Intorno all’idea di invecchiare turbinano una serie di aggettivi orribili, sbagliati; noi donne, man mano che la vita si allunga, veniamo infilate in una specie di gabbia di tempo inferiore, soffocante. Abbiamo cresciuto figli, abbiamo sepolto genitori, abbiamo imparato a camminare a testa alta, siamo indipendenti economicamente, non abbiamo più bisogno di rispecchiarci nello sguardo degli altri. Nel mio penultimo romanzo Terzo Tempo la mia protagonista, Costanza, dice: “Non voglio invecchiare da sola perché la solitudine fa paura. Non voglio invecchiare in coppia perché la coppia è declino allo specchio. Voglio invecchiare in gruppo.” É così che ho avuto l’idea di creare la prima collana editoriale al mondo che si rivolge esclusivamente agli over sessanta e che li rende protagonisti. Si chiama, appunto, Terzo Tempo (ed. Giunti). Romanzi rosa in cui ironia e realismo sono gli ingredienti fondamentali. I primi quattro titoli appena usciti sono già un successo, le autrici sono donne straordinarie (Brunella Schisa, Elena Vestri, Emanuela Giordano e Roberta Colombo sono le autrici). Il mio prossimo obiettivo è coinvolgere nel progetto anche gli uomini.
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