Cardilli: «Come si può dire che Cucchi sia stato ucciso?». L’indignazione di Rifondazione Comunista

di REDAZIONE –

COLLI DEL TRONTO – Divampa la polemica sulle parole di Andrea Cardilli, sindaco di Colli del Tronto e presidente dell’Unione dei Comuni Vallata del Tronto, riguardo la sentenza sulla morte di Stefano Cucchi.  «L’amministrazione della giustizia si articola in tre gradi di giudizio. – scrive il primo cittadino sui social network- Siamo al primo e niente è definito, soprattutto la verità, perché se la colpa medica non è stata esclusa, se non si conosce l’esatta causa di morte, come si può dire che sia stato ucciso?

Parole che hanno suscitato indignazione, in primo luogo su Rifondazione Comunista che, tramite il segretario della Federazione di Ascoli Piceno Gabriele Marcozzi, dichiara: «Un bel tacer non fu mai scritto. Così commentiamo le parole del sindaco Andrea Cardilli – che tra l’altro è anche un delegato di rappresentanza militare dell’Arma – inerenti la sentenza di condanna per omicidio preterintenzionale a due Carabinieri coinvolti nella morte di Stefano Cucchi. Riteniamo principio sacro dello stato di diritto il fatto che qualsiasi cittadino, a prescindere dal reato compiuto, abbia il diritto di non essere messo in pericolo, nella sua incolumità o nella sua vita, quando si trova in custodia delle forze dell’ordine. Ciò vale non solo per Stefano Cucchi, ma anche per i tanti altri cittadini che hanno subito abusi da uomini in divisa, compreso il sambenedettese Luca Fanesi malmenato e a lungo ridotto in coma dopo un pestaggio della polizia a Vicenza».

«Invece il sindaco Cardilli sui social network è sembrato sminuire l’accaduto negando esplicitamente una relazione tra la morte di Cucchi e il pestaggio. – continua Marcozzi –  Il primo cittadino ha escluso che la morte del geometra romano sia stata causata dalle botte subite nonostante un dibattimento processuale e nonostante le testimonianze di altri Carabinieri. Ferma restando la presunzione d’innocenza fino al terzo grado di giudizio, indigna che un sindaco e un carabiniere non taccia di fronte a una sentenza emessa da un Tribunale della Repubblica, e indigna ancora di più perché tenta di sconfessare il coraggio della famiglia Cucchi e l’ostinazione nel ricercare la verità. Ci saremmo aspettati una maggiore prudenza e una maggiore ponderatezza nelle esternazioni, anche per il rispetto nei confronti di una dolorosissima vicenda giudiziaria».

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