Il brodo di giuggiole, alla riscoperta delle ricette dimenticate

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Le festività natalizie si avvicinano con un po’ di tempo in più per fare cose originali e piacevoli, considerando che le temperature inviteranno a starsene in casa. Perché non andare alla ricerca di quelle ricette dimenticate ma che meritano di essere riconsiderate? Oggi proponiamo il brodo di giuggiola che è anche parte di un antico detto tuttora utilizzato: “andare in brodo di giuggiole”. Sta quasi a dire “uscire di sé dalla contentezza”, stato d’animo di grande soddisfazione e godimento. Ma come mai questa associazione? Evidentemente il brodo di giuggiola veniva considerata una bevanda dal buonissimo sapore. Non solo, facendo un po’ di ricerca, si scoprono cose interessanti.  La giuggiola, frutto un tantino sconosciuto a molti, ha grandi qualità. È prodotto dalla pianta del giuggiolo, di provenienza asiatica, che si è diffuso nell’area dei paesi mediterranei e quindi anche da noi. Le giuggiole si possono consumare fresche, magari appena colte dall’albero, oppure si possono conservare per lungo tempo essiccandole o mettendole sotto spirito. Si possono fare marmellate e sciroppi. Chi ben conosce la giuggiola, sa che può essere utilizzata per infarcire i dolci. Non solo, quando ci si medicava prevalentemente con rimedi naturali, nei secoli scorsi, la giuggiola serviva per curare, in forma di decotto, la tosse e i disturbi tipici delle infezioni delle vie respiratorie. E soprattutto era ed è l’ingrediente principale della ricetta del brodo di giuggiole che oggi proponiamo e consigliamo. Ma come si fa il brodo di giuggiola, e soprattutto, è buono davvero? Cominciamo con il dire che non è un primo piatto, come potrebbe sembrare dalla definizione, ma un drink leggermente alcolico, una bibita ricca di vitamina C e nutrienti importanti, gustosa, realmente piacevole da consumare in un momento di pausa, o tra un pasto e l’altro, o anche a fine pasto in accompagnamento al dessert.

Ingredienti per 4 porzioni:
1 kg di giuggiole mature, 3 mele cotogne (circa 300 gr), 2 grappoli di uva bianca tipo moscato, 1 buccia di limone, 1 kg di zucchero, 2 bicchieri di vino rosso (circa mezzo litro), acqua q.b.

Preparazione:
lasciare appassire per 2 giorni le giuggiole in un cestino. Lavarle con abbondante acqua corrente, mettendole a scolare. Si tagliano i frutti a metà, togliendo i noccioli. Le parti tagliate vanno messe in tegame con acqua a temperatura ambiente (meglio abbondare). Si sbucciano le mele, togliedo i torsoli e tagliandole a fette molto sottili. Aggiungerle nella pentola con le giuggiole, insieme agli altri ingredienti: la scorza del limone, i chicchi d’uva bianca, lo zucchero (la quantità di 1 kg può essere ridotta, secondo il proprio gradimento). Accendere il fornello lasciando cuocere il tutto per circa un’ora a fiamma bassa, al minimo. Infine, viene aggiunto il vino, mescolando il tutto e lasciando ancora in cottura per mezz’ora. Nel frattempo, predisponiamo un recipiente adeguato, che può essere una bottiglia o un barattolo in vetro, e un colino a maglie sottili. Può essere utile tenere a portata di mano anche un imbuto per facilitare l’operazione finale, a seconda del recipiente scelto. Il composto viene filtrato, utilizzando il colino e l’imbuto, versandolo direttamente nel raccoglitore predisposto. Va lasciato riposare per alcuni giorni. Vasi e bottiglie utilizzati debbono essere a tenuta ermetica. Tranquillizziamo sulla graduazione alcolica che è praticamente irrilevante perché il vino utilizzato ha funzione aromatizzante ed evapora in cottura. Su internet si possono trovare molte informazioni aggiuntive e varianti alla ricetta. Sul modo di preparare la buccia di limone, ad esempio, o sul vino: c’è chi preferisce conferire un po’ di grado alcolico aggiungendo un intero litro di vino rosso. Ed altre variazioni che rendono il brodo di giuggiole una bevanda personalizzabile, sempre originale, tale da stupire l’ospite e adatta pressoché a ciascuno. Buon drink a tutti, chiacchierando piacevolmente in soggiorno o in un angolo del giardino nell’ultimo sole del pomeriggio.

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