di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Come è stato per altre ricorrenze, compreso il Ferragosto, Natale e Pasqua, anche la festa degli innamorati del 14 febbraio, ha radici lontane, in epoca pagana ed è una derivazione di culti e ricorrenze ben diverse. Dal 13 al 15 febbraio veniva festeggiata nell’Antica Roma la Lupercalia, in onore del dio Fauno che, stando alla mitologia romana, era un Luperco, ovvero un dio che, oltre a proteggere il bestiame, proteggeva le popolazioni dall’attacco dei lupi. La festa veniva celebrata dai Luperci, giovani sacerdoti. Nel V secolo d.C., Papa Gelasio I, 49° Vescovo di Roma e Papa della Chiesa, abolì la Lupercalia sostituendola con la festività di San Valentino di Terni, santo martire, vissuto tra il secondo e il terzo secolo d.C.
Prima di comprendere perché è diventata la festa degli innamorati, occorre capire il senso della Lupercalia, il cui scopo ultimo era la purificazione, il rinascere. I rituali erano tanti, diversi e piuttosto stravaganti. C’erano cortei mascherati e inversione dei ruoli (i servi si fingevano padroni e viceversa). Simulando il caos, il disordine sociale, si auspicava un nuovo ordine, un rinascere purificati, per l’appunto. A ben pensare, tutta quella confusione di ruoli e mascheramenti ricorda un po’ il Carnevale che anch’esso il più delle volte ricorre in febbraio. Alcuni rituali avevano a che fare con la fertilità. Le donne si mettevano lungo le strade dove giovani uomini, a quanto pare nudi, simulavano delle frustrate su di loro, utilizzando delle fascine, allo scopo di propiziarne la fertilità.
Vien da sé che i Papi, nell’ottica di distacco dai culti pagani, non potevano tollerare che permanessero rituali ritenuti inaccettabili se non addirittura deplorevoli. Le fonti storiche non sono precise, ma è probabile che Papa Gelasio I, nell’abolire la Lupercalia, introducendo San Valentino, volesse sostituire i riferimenti espliciti alla sessualità, oltretutto libera, con quello dell’amore romantico. Ma perché proprio San Valentino? Qui occorre introdurre una leggenda. Valentino era un Vescovo che, impietositosi della situazione di una giovane donna che avrebbe dovuto sposarsi ma era priva di dote, le regalò una somma di denaro per consentirle di unirsi in matrimonio. Non sappiamo se ci sono riferimenti reali, tant’è che, simbolicamente, il santo viene considerato tutt’oggi il protettore degli innamorati.
Nell’attualità, nonostante siano i tempi del digitale e dei social, la ricorrenza mantiene la sua forza e la sua specificità. Viene accolta in molte parti del tempo occidentale, soprattutto quelli di cultura anglosassone. Da un paio di secoli, si usa scambiarsi bigliettini romantici. Addirittura, nell’800, nacquero negli Stati Uniti delle aziende produttrici di biglietti su larga scala, anche fantasiosi nella forma e nelle immagini, contribuendo alla diffusione di questa pratica. Nel ‘900 a noi più vicino, la tradizione dei bigliettini si è affievolita, ma non estinta, a vantaggio dei regali nell’ambito della coppia e del marketing moderno.
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