Il gatto, elegante e misterioso animale domestico

di AMERICO MARCONI –

Il 17 febbraio è la Festa nazionale del gatto, nata in Italia nel 1990. Un animale così fiero, elegante, indipendente la merita proprio. Chi ama i gatti penserà subito al primo della sua vita. Il mio fu una gattina pezzata, con occhi verdi a mandorla, che arrivò dolce ma guardinga a casa in campagna. Le preparai un po’ di cibo in un piattino, una ciotola d’acqua e un nome: Micia. Lei educata e discreta mangiò, bevve, si strusciò sulle mie gambe facendo le fusa e volle subito giocare. Continuammo a farlo per anni. Dopo  ricordo un’elegante siamese, oltremodo intelligente. Facevo il primo anno di Università ad Ancona e sapendo che era desiderio di mia madre riportai una gattina siamese. Furono entrambe contentissime d’incontrarsi. Se io penso a mia madre Luisa penso ad Azzurra. Questo era il suo nome, per via degli occhi azzurri. Visse 17 anni. La bestiola sapeva aprire le porte appendendosi sulle maniglie e quando stavo a casa dormiva con me, in fondo al letto. Generò un centinaio di cuccioli spesso siamesi o di colore nero.

Il gatto nero merita una riflessione. Con l’alone di mistero che lo circonda: gatto delle streghe, animale del demonio, un porta sfortuna per eccellenza. Ancora ci sono guidatori che se un gatto nero traversasse la strada sono capaci di tornare indietro o fare per un quarto d’ora le corna toccando una superficie metallica. Sembra che questa fama lo abbia perseguitato fino a giungere alla sera del 13 giugno 1233. Nelle stanze vaticane Papa Gregorio IX scrive una bolla indirizzata al grande inquisitore Corrado da Marpurgo. Quella bolla dichiara l’inizio di una caccia alle streghe e ai gatti (in particolare ai neri) definiti incarnazione di Satana. Il risultato è stato uno sterminio di felini in tutta Europa: ne furono uccisi, crocefissi, accecati, bruciati oltre 8 milioni. La persecuzione durerà fino al 1800 e c’è, nei confronti dei gatti neri, ancora oggi.

Eppure nelle religioni ci sono stati gatti divinità come Bastet, dea della salute e della fertilità nell’Egitto antico. O a gradita compagnia nei templi buddhisti e nelle stanze dell’emerito Papa Benedetto XVI. La letteratura tutta e la pittura sono disseminate di opere con felini. A me basta la suggestiva descrizione di Charles Baudelaire: «È lo spirito familiare del luogo: giudica, presiede, ispira ogni cosa nel suo impero; forse è fata, forse è Dio». Rileggo ciò che ho scritto a Red, il gatto rosso che mi ha scelto per amico e sta in poltrona. Lui apre gli occhi gialloverdi e, guardando oltre di me, cerca conferma a qualcuno che io non posso vedere. Poi dilata le sue enormi pupille, miagola appena, a dire: «Ci piace». Nel frattempo è scesa la sera e vuole uscire.

Copyright©2020 Il Graffio, riproduzione riservata