“La poesia dei giorni pari” con Americo Marconi: Epistola XV, Sibilla a Dino

di REDAZIONE –

GROTTAMMARE – Prosegue con successo l’appuntamento su facebook con “La poesia dei giorni pari” a cura del dott. Americo Marconi, nostro prezioso collaboratore. Questa volta Americo ha scelto un emozionante carteggio d’amore che vede protagonisti i poeti Dino Campana e Sibilla Aleramo. Era l’estate del 1916 e mentre si respirava aria di guerra, il primo conflitto mondiale, loro si abbandonavano ad un amore folle, totale, devastante. Di seguito il video e il testo dell’Epistola XV (Sibilla scrive a Dino) decantata in modo eccellente da Americo Marconi.

Epistola XV
Sibilla a Dino

Villa La Topaia, Borgo S. Lorenzo, 9 agosto 1916

Dino, provo qualcosa di tanto forte che non so come lo reggerò… Sei tu che mi squassi cosi? Che cosa m’hai messo nelle vene? E sempre ho negli occhi quella strada col sole, il primo mattino, le fonti dove m’hai fatto bere, la terra che si mescolava ai nostri baci, quell’abbraccio profondo della luce. Dove sei, che mi sento cosi strappata a me stessa? Mi chiami, o m’hai dimenticata? Oh ti voglio ti voglio, non ti lascerò ad altri, non sarò d’altri, per la mia vita ti voglio e per la mia morte, Dino, dopo questo non si può esser più nulla, oh, sapere che anche tu lo senti, che rantoli anche tu cosi…
Mi aspetti, dimmi, mi aspetti, vero? Saremo soli sulla terra. Bruceremo. Hai visto che siamo vergini, che qualcosa non ci fu mai strappato? Per noi. Più a fondo, più a fondo, ci mescoleremo allo spazio, prendimi, tiemmi, io non ti lascio, bruceremo.
Dimmi che mi manca cosi il respiro perché mi chiami, perché mi vuoi…

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