Ballarin un “non luogo”? I residenti dicono no e chiedono un’idea progettuale condivisa

di ROSITA SPINOZZI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – I residenti del quartiere San Filippo Neri sono preoccupati per le sorti del Ballarin che, sostengono, “non lasciano trasparire linee guida chiare, né progetti di complessiva riqualificazione dell’intera area interessata”. E facendo appello all’ideologia di Renzo Piano “Ogni angolo di territorio urbano che torna a vivere è anche un’opportunità economica” (… e non solo!), i cittadini ribadiscono che l’intera area merita di essere ricucita al tessuto urbano, considerando la naturale vocazione di questo territorio caratterizzato dalle tradizioni marinare e dal turismo. «Il quartiere è l’ingresso nord della città e, se è urgente la messa in sicurezza delle pertinenze del vecchio stadio e dei capannoni annessi, non si può trascurare il fatto che un’immagine tradizionale di città che ignori le periferie è ormai superata da tempo. Inoltre non si può più associare ad esse incompiutezza, disordine e bruttura» affermano i residenti del quartiere San Filippo Neri, rivendicando il diritto a luoghi non congestionati dal traffico disordinato, a spazi verdi e di socializzazione «Si auspica che le ipotesi di riqualificazione finora avanzate non trascurino le esigenze di spazio di socializzazione condivisa tra anziani e giovani famiglie con figli piccoli, disabili e ragazzi. Chiediamo un miglioramento della viabilità dell’intera zona, in un sistema integrato con il resto delle vie del quartiere, considerando anche un potenziamento e miglioramento della mobilità ciclabile e pedonale. Ma auspichiamo anche che il verde pubblico ad uso sportivo sia condiviso, e possa rispondere alle molteplici esigenze del contesto». In sintesi i cittadini vorrebbero progetti per questa area con obiettivi a lungo termine, e condivisi con i residenti tramite un tavolo comune di confronto e progettualità con gli interlocutori a vario titolo coinvolti. «La zona del Ballarin ha tutte le potenzialità per essere ricucita all’intero contesto cittadino ed essere integrata nel suo tessuto economico, superando l’immagine di zona degradata che offre ora, ponendosi anche quale testimone per la memoria» concludono i residenti, continuando a coltivare questo sogno perché, come Italo Calvino insegna, “tutto l’immaginabile può essere sognato” e “di una città non godi le sette o le settanta meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.