Porto d’Ascoli, vocazione di confine con talento turistico

foto di Umberto Candiani

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Era il 1245 quando Federico Ruggero di Hohenstaufen, noto come Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero, dava in concessione alla città di Ascoli l’area attigua alla foce del fiume Tronto con l’obiettivo di fornire all’antico centro uno sbocco al mare con un proprio porto. L’incasato prendeva così il nome di Porto d’Ascoli. Terra di confine, da secoli, quasi una vocazione. Oggi lo è con l’Abruzzo, in passato con il Regno di Napoli e il Regno delle Due Sicilie. Al tempo dei marchesati, Porto d’Ascoli era annessa alla Marca Fermana, poi, con l’Unità d’Italia era frazione di Monteprandone e successivamente, dal 1935, di San Benedetto del Tronto fino al 1961. Oggi è parte integrante di San Benedetto, mantenendo un’identità spiccata, con tradizione turistica e commerciale.

Porto d’Ascoli non ha più un porto, in realtà, ma ha molto altro. Una densità alberghiera notevole, ad esempio, con un tratto del lungomare di San Benedetto del Tronto tra i più belli d’Italia, con i suoi giardini tematici che sono qualcosa di più che un piacere per gli occhi. Sono vere e proprie oasi dove potersi soffermare nel corso della passeggiata, per osservare molte specie floristiche e documentarsi sulle caratteristiche grazie alle bacheche. Ogni spazio tematico comprende un originale accesso alla spiaggia. L’intero lungomare è affiancato da una razionale pista ciclabile che è parte integrante di quel progetto che va sotto il nome di Corridoio Verde Adriatico o Ciclovia Adriatica, pista ciclabile interregionale che costeggerà la Riviera Adriatica, una volta completata e interamente raccordata.

Allontanandosi dal mare, abbiamo due architetture monumentali interessanti, la Torre Guelfa e la Caserma Pontificia, entrambe visibili dalla Statale Adriatica, la SS16. La prima era una torre di difesa nel XIV secolo. In quel periodo era parte di un fortino successivamente andato distrutto. La Caserma, da come si può intuire, era un edificio istituzionale adibito a dogana dello Stato Pontificio.

Da un punto di vista naturalistico, merita particolare attenzione quella che, abbreviando, viene chiamata “la Sentina”, ovvero Riserva Naturale Regionale Sentina che è una palude salmastra, un’area naturale protetta delle Marche. L’area è alla foce del fiume Tronto, a nord, e fa riferimento alla delibera regionale n. 156 del 14 dicembre 2004.  La Sentina si estende per un po’ meno di 200 ettari (circa 178), tra piccole dune sabbiose, paludi, laghetti, vegetazione tipica e una fauna gratificata da molte specie di uccelli migratori, senza dimenticare la Torre del Porto, antico edificio di avvistamento del 1543. Nella riserva è possibile passeggiare ma anche andare in bicicletta grazie alla presenza di una rete di percorsi ciclopedonali. E si può godere di una spiaggia con quel nonsoché di natura viva, autentica. Passeggiando fino alla foce del Tronto e guardando l’altra sponda, l’Abruzzo che inizia con Martinsicuro, verrà spontaneo ripensare agli antichi confini.

Si, Porto d’Ascoli è terra di confine, ma anche di collegamento. Una delle antiche strade romane, la Salaria, termina nel crocevia con la SS 16, la statale Adriatica, così come è ubicato nel suo territorio il casello autostradale di San Benedetto del Tronto, in un’area ricca di centri commerciali e di servizi.  In definitiva, Porto d’Ascoli è una località che ha un bel curriculum storico di cui andare fiera, mantenendo, nell’attualità, una sua connotazione identitaria.

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