Fotografare il sole nell’epoca dei social network

L'alba (foto di Americo Marconi)

di AMERICO MARCONI –

Ci sono persone che, come me e più di me, amano fotografare il sole all’alba e al tramonto. E pubblicano le loro foto sui Social Network. Altre invece ritengono questa abitudine banale, ripetitiva e priva di importanza. Prenderò in considerazione, a sostegno dei nostri scatti, la facilità del fotografare con l’attuale tecnologia – tanto da poterla ritenere un nuovo linguaggio – e la consuetudine dell’uomo a riprodurre il sole fin dagli albori del suo pensiero. La possibilità di scattare foto con i propri smartphone fa diventare la fotografia digitale alla portata di tutti. Avverando la profezia di Lázló Moholy – Nagy, artista e fotografo di origini ungheresi esponente della corrente Bauhaus.

Moholy – Nagy cento anni fa disse:«Il vero analfabeta è, oggi, chi non è in grado di scattare una foto». Si sta prefigurando un nuovo linguaggio, semplice e molto comunicativo. Tanto da aver reso attuale la massima confuciana: «Un’immagine vale più di mille parole». Nei Social, poco propensi alla lettura ma rapidissimi a cogliere icone ed emozioni, tali affermazioni hanno trovato il loro terreno per attecchire e crescere. Questo non vuol dire che una foto sia sempre un’opera d’arte. Diventa tale quando l’autore non si limita a riprodurre la realtà, ma vi aggiunge un suo personale modo di vederla e riesce a trasmetterlo.

Ma parlavamo del sole. Tanti anni fa ebbi tra le mani, all’Archeoclub di Acquaviva Picena, un sasso. Rotondo e piatto, risalente al Neolitico, che portava inciso un sole. Per essere precisi un cerchio con sei segni intorno, e un buco che permetteva di appenderlo al collo. Cinquemila anni prima qualcuno, dopo aver guardato il sole nascere e tramontare tante volte, aveva capito che da quell’astro proveniva luce, calore, vita. Incise il ciottolo con una pietra acuminata e se lo appese al collo. L’anellone a nodi piceno, un cerchio in bronzo con sei protuberanze, tipico delle nostre zone, veniva realizzato duemila e cinquecento anni dopo quel sasso. E anch’esso rappresentava un simbolo solare. Lo sostenne agli inizi del Novecento il sovraintendente Innocenzo Dall’Osso che di anelloni ne trovò un centinaio, durante campagne di scavi. D’altronde la storia delle religioni sostiene che il culto del sole è considerato tra i primi culti dell’uomo.

A questo punto della disamina non ho più dubbi. Facciamo bene, a fotografare il sole, chi da una inquadratura chi da un’altra, con immagini che possono trasmettere tante emozioni. Ho un’amica che, quando aveva la mamma malata gravemente, mi diceva che una foto del sole riusciva a regalarle un raggio di luce e forza per affrontare un’altra giornata. Basti questo per dare un senso compiuto a pubblicare sui Social le nostre foto. Nonostante le osservazioni dei pigri che non amano alzarsi presto al mattino, ma amano le comode pedanti polemiche. Buon sole!

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Il tramonto (foto di Americo Marconi)