Merci Juliette, meravigliosa creatura lunare figlia dell’eternità

foto ©Nereo Cardarelli (Juliette Gréco con le chiavi d'oro della città di San Benedetto del Tronto)

di ROSITA SPINOZZI –

I sortilegi d’amore, il soffio della morte, l’alba e il tramonto delle cose, la ribellione all’ipocrisia, mirabilmente fusi nella straordinaria voce di una donna che, da sempre, ha il dono di trasformare il tempo in perle di eternità. Non ci sono parole per descrivere l’emozione che, ancora oggi, mi pervade quando il baule dei miei ricordi si apre su quel lontano sabato 17 marzo 2007, quando una divina Juliettè Grèco, di nero vestita, incantò una miriade di persone intervenute al Teatro Calabresi per applaudire colei che incarna il verbo della canzone poetica francese. Un concerto memorabile in occasione del 13° Festival Ferrè, prestigiosa manifestazione che, grazie alla professionalità e determinazione del prof. Giuseppe Gennari coadiuvato da Maurizio Silvestri, portò la città di San Benedetto del Tronto ad essere un autentico punto di riferimento nazionale della canzone francese. Erano altri tempi, allora si faceva veramente cultura.

Oggi, purtroppo, non ci sono più il Teatro Calabresi nè il Festival Ferrè, e ci ha lasciato anche Juliette Gréco, musa dell’esistenzialismo, deceduta ieri, mercoledì 23 settembre, a 93 anni nella sua amata casa di Ramatuelle. Confesso di avere il cuore gonfio di ricordi e tristezza, ma anche di gratitudine nei confronti del vulcanico prof. Gennari al quale non smetterò mai di dire grazie per avermi presa per mano e guidata con entusiasmo nel meraviglioso mondo del Festival Ferrè, dove ho avuto il privilegio di conoscere persone straordinarie. L’incontro con Jujube per me è stato determinante non solo in qualità di giornalista ma anche da un punto di vista umano: lei era e resterà il mio mito, la mia icona di stile, la donna che ho ammirato di più per talento e carattere.M’innamorai di lei vedendo la serie televisiva Belfagor, il fantasma del Louvre. Ero una bambina e avevo paura ma, nello stesso tempo, ero irresistibilmente attratta da Juliette. Dopodichè iniziai ad ascoltare le sue canzoni e da allora la sua voce è stata un po’ la colonna sonora dei momenti più importanti della mia vita.

A San Benedetto ha donato due sublimi ore di spettacolo in cui ha deliziato i presenti con oltre venti canzoni senza mai concedersi una pausa ma dando vita, nell’intervallo fra l’una e l’altra, ad un gradito dialogo con il pubblico per illustrare il contenuto delle chansons. Jujube ha dato vita ad un irripetibile momento di poesia in musica permeato non solo da una voce in grado di scolpire le parole, ma anche da un’impareggiabile espressività, presenza scenica e gestualità tali da creare un’atmosfera di pura magia. Una magia che ha disciolto nell’aria i testi di Brel, Gainsbourg, Jouannest, Brassens, Ferré, Darnal, in una personale interpretazione di brani come “La chanson de Prévert”, “Utile”, “Mathilde”, “J’arrive”, “Le temps des cerises”, per poi arrivare alla sensuale “Déshabille moi”, “Les amants d’un jour”, “Accordéon”, e cantare per la prima volta nella sua luminosa carriera la splendida “Avec le temps” dell’indimenticato chansonnier Ferré seguita dalla deliziosa “Jolie Mome”, per poi salutare con l’intramontabile “Ne me quitte pas”.

La sua permanenza a San Benedetto e la possibilità di poter trascorrere del tempo con lei, oltre i tempi canonici di un’intervista, sono stati per me un dono prezioso. Di aneddoti da raccontare ne avrei tanti. Tra questi vorrei ricordare che Juliette, dopo aver ricevuto le chiavi d’oro della città di San Benedetto disegnate da Ugo Nespolo e la Targa Léo Ferré 2007, disse pubblicamente: «Con le chiavi d’oro della città posso entrare dove voglio?». Certo, Juliette. Ma puoi entrare soprattutto nei nostri cuori, dove sei sempre stata e sempre sarai. Perché Jujube, per sua stessa ammissione, non ha mai conosciuto la malinconia, ha sempre creduto fermamente nella forza dell’amore e non ha mai avuto il senso del tempo che passa: «Per me ci siete solo voi, io, qui, ora». Au revoir, meravigliosa creatura lunare figlia dell’eternità. Et merci.

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