di MASSIMO CONSORTI –
Webnotte di Repubblica sta diventando un vero e proprio must. E non è perché non sforzandosi affatto di essere originale, lo è per “concezione”, è originale perché va alla ricerca di quello che ogni giorno ci capita sotto gli occhi e che per naturale distrazione non vediamo. “Deuòll”, un italianizzatissimo “il muro” è il momento che ci entusiasma di più perché è una rubrica che non ha autori, ma solo persone che scelgono il meglio di quello che gli italiani scrivono sui muri e in improbabili cartelli. Oltretutto, Deuòll, volendo fare i sofisticati, ci fa entrare in contatto con una realtà non subliminale e quasi sociologica perché, non possiamo negarlo, creatività, originalità e fantasia sono segmenti portanti del nostro dna. C’è un cartello che spicca sulla saracinesca dell’officina di un carrozziere, che recita “Sono andato a mangiare al ristorante, se non mi ubriaco torno alle 15”. Ora, anche se dovesse tornare alle 15.30, come si fa ad arrabbiarsi con un carrozziere così ironico e, crediamo, pure simpatico? Questione di feeling, diremmo. Poi c’è quello che campeggia all’ingresso di un distributore di benzina di Napoli che dice: “Chiuso – Si riapre fra un po’”, inarrivabile, no? Ma il cartello che ci ha colpito di più questa settimana, lo ha esposto un fruttivendolo al mercato la scorsa estate. Recita “Si prega di non bussare sui cocomeri, sono disabitati!” Al di là della leggiadria di questo invito, abbiamo capito la differenza profonda che esiste fra un cocomero e il cranio umano. Spesso, in tutti gli aspetti legati ai rapporti sociali e allo scibile, se si bussa su un cranio si sente solo un suono vuoto, che si trasforma in eco da caverna, che rende esattamente l’idea di una sinapsi (una sola) che sbatte violentemente contro le pareti della nostra testa. Inutile fare nomi ed esempi, ce ne sarebbero a iosa, quello che ci colpisce è il fatto che perfino un cocomero, pur essendo disabitato, è pieno, il cervello umano no, spesso suona a vuoto, come una campana a morto.