di REDAZIONE –
GROTTAMMARE – Tanti i messaggi di saluto per Arshad, il ventinovenne pakistano ospite del Sistema di Accoglienza e Integrazione deceduto a Grottammare la scorsa settimana. Questa mattina, tutti quelli che lo hanno conosciuto si sono riuniti in piazza San Pio V e hanno scritto i propri pensieri su dei biglietti, poi lasciati sulla siepe di fronte all’abitazione del ragazzo, affinché anche l’intera comunità grottammarese potesse partecipare alla piccola cerimonia di addio, ricordando Arshad nei giorni a venire.
Il giovane era un beneficiario del progetto SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) di Grottammare da 4 mesi. Era originario di una regione poco sicura del Pakistan, dove aveva lasciato 7 figli con la speranza di poterli aiutare cercando condizioni di vita migliori in Italia, in cui era giunto più di un anno fa. L’attuale momento storico non lo ha aiutato, facendo naufragare i suoi intenti nella disperazione più assoluta. Aveva il supporto di tutta la rete di assistenza (sanitaria, legale, lavorativa e psicologica) del SAI, ma ciò non è bastato a impedire il gesto estremo compiuto nella casa in cui era ospitato tramite il progetto di accoglienza. Dopo il rito funebre previsto per la prossima settimana, la salma sarà rimpatriata e restituita ai familiari, che sono sempre stati in stretto contatto con gli operatori e con i compagni del loro congiunto ospiti del SAI. Anche il sindaco Enrico Piergallini ha inviato loro un messaggio di condoglianze.
«Era dovere della nostra comunità dare simbolicamente un saluto ad Arshad – dichiara il primo cittadino -. Il ricordo di questa giornata lo abbiamo condiviso con i familiari ai quali ho espresso il mio cordoglio a nome di tutti. La comunità di Grottammare ha vissuto con dolore questa vicenda come se avesse perso uno dei suoi figli. In questa occasione, abbiamo avuto tutti modo di riflettere su quanto sia sofferta la vicenda di tanti ragazzi che sono giunti in Italia dopo grandi fatiche. E quanto, sui loro cuori, persino le difficoltà di questo periodo, a tal punto da sopraffarli nell’anima».
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