di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Ho fatto psicoanalisi per sedici anni, era giunto il momento di andare da sola nei meandri della mia vita, per guardare con i miei occhi quello che mi era successo. Sentivo di avere raggiunto il sufficiente distacco per parlarne in un libro e chiudere finalmente quel capitolo». Si è presentata così Asia Argento davanti al pubblico dell’Auditorium comunale “G.Tebaldini”di San Benedetto del Tronto, che l’ha ascoltata con grande partecipazione e calore raccontarsi in “Anatomia di un cuore selvaggio”, autobiografia edita da Piemme e presentata sabato 27 novembre nell’ambito della rassegna invernale degli “Incontri con l’autore” curata dall’associazione “I luoghi della scrittura” in collaborazione con l’Amministrazione comunale e la “Libri e eventi”. A dialogare con l’autrice, Giovanna Frastalli. Tra i presenti, a dare in benvenuto ad Asia Argento sono intervenuti anche il sindaco Antonio Spazzafumo e l’assessore alla cultura Lina Lazzari.
Porta un nome che ha segnato il suo destino: «Mi sarei dovuta chiamare Asia, ma all’epoca la legge vietava l’uso dei nomi geografici, perciò venni registrata col nome di Aria. Questa dicotomia contraddistingue anche il mio carattere». Una infanzia difficile, un’adolescenza ribelle, l’abuso di stupefacenti, le violenze, i grandi e tormentati amori e una passione per il cinema che l’ha salvata. Nel suo libro c’è tutto questo e anche di più.
Una bambina in conflitto con se stessa, che non si sentiva protetta da nessuno (“non so se ero la più forte delle sorelle o se invece sono dovuta diventare la più forte”). Una sopravvissuta (“non chiamatemi vittima”) a una spirale di violenza domestica che ha trovato fine solo quando Asia, a sua volta, è diventata mamma. «È stata una nonna bravissima e io, vedendo l’amore che era capace di dare ai miei figli, tutto l’amore che non aveva dato a me, ho capito che anche mia madre era un essere umano e questo è bastato a perdonarla. Anzi spero che lei abbia perdonato me per averle serbato rancore per così tanti anni. Riappacificarmi con lei mi ha permesso di fare pace anche con me stessa, perché la guerra ce l’avevo dentro e perché il rancore fa male a chi lo prova, ti mangia dentro».
Per assurdo, aver superato ostacoli terribili nell’infanzia ed essere rimasta in piedi l’ha preparata a tutto quello che sarebbe arrivato dopo. «Quando ho saputo che quello che era successo a me Harvey Weinstein l’aveva fatto a tante altre donne, ho deciso di uscire allo scoperto. – ha spiegato Asia argento – Era il 2017. Avevo già raccontato di questo in un film che avevo scritto e diretto nel 2000, ma sembrava qualcosa che riguardasse soltanto me. Quando al Festival di Cannes 2018 ho confermato pubblicamente le mie accuse di stupro, sono stata sommersa di critiche, mi hanno chiamata prostituta, mi hanno processata sui giornali, in tv, dicevano che mi era convenuto, che era stata colpa mia. Mi chiedo se l’avessi davvero denunciato a 21 anni quanto di peggio mi avrebbero detto. Da quando è emersa la storia, la mia carriera è finita. Lui però ha preso una condanna a 23 anni di carcere».
Una serenità conquistata a fatica anche in campo sentimentale, ma “il cuore umano è un muscolo sorprendente, tu lo strappi e lui si ricompone e ricomincia la sua battaglia.” Dopo la perdita del suo ultimo compagno, lo statunitense Anthony Bourdain, Asia ha scelto di restare sola. «Amo i miei figli Anna Lou e Nicola (nati rispettivamente dalla relazione con il cantautore Morgan e dal matrimonio con il regista Michele Civetta, n.d.r.), la mia migliore amica Angelica, i miei gatti, le mie piante. Non mi fido molto di come scelgo gli uomini, per ora preferisco stare così».
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