La mamma dai capelli blu

di PAOLO PARIGI –

L’altro pomeriggio me ne stavo lì, nella redazione del Graffio, con la cara amica Rosita, a parlare, come al solito, di libri e scrittori, quando siamo stati interrotti dal bussare deciso di un ospite inatteso.
– Aspetti qualcun altro? – ho chiesto
– Veramente no! Non immagino chi… Un bambino? Ciao. Tu chi saresti?
– Pinocchio. Posso entrare?
– Ah, però. Accomodati… ehm…  sei “quel” Pinocchio?
– Certo. Mi hanno detto che tu dici sempre la verità. È vero?
– Verissimo – ha risposto Rosita, arrossendo per l’implicito complimento.
– Bene. Perché mi sono stufato delle bugie. Soprattutto quelle su di me.
– Ah, pensavo fossi tu a dirle – intervengo io, inacidito dall’imprevista interruzione.
– Io sono un bambino, le dico per difesa. Ma voi grandi siete peggio. Di solito le dite per ottenere qualcosa.
Rosita e io ci siamo scambiati uno sguardo di ammirazione.
– Non hai torto… “Pinocchio”.
– Lo so. Quel toscano per esempio, che dice di aver scritto le mie avventure e invece si è inventato tutto! Chi gli ha dato il permesso?
– Vuoi dire che Le avventure di Pinocchio è una biografia non autorizzata? – ho chiesto
– Boh. Che significa? Voglio dire che quello giocava d’azzardo, e ogni volta che perdeva s’inventava qualcosa su di me per guadagnare qualche soldo.
– Quindi le tue avventure…? – ha chiesto Rosita.
– Ma che avventure! Inventure, direi! Tutto falso!
– Però il libro è uscito da tanto tempo – ho osservato io. – Non l’avevi mai letto?
– Ma che ho tempo di leggere, io? Sto sempre a scuola!!! Se non fosse per il Viaggiatore nel tempo…
– Chi?
– Cosa?
– Sì, una specie di me un po’ cresciuto… molto cresciuto… che è tornato dal futuro per sapere se tutte quelle storie scritte nel libro gli erano capitate davvero!
– A lui… o a te?
– Lui dice che è uguale. Questa cosa non l’ho capita bene, eh.
– E quindi?
– E quindi ho scoperto, grazie a lui, che tutto quel libro è un falso, è una bugia gigantesca. Il naso lungo andrebbe messo allo scrittore, a questo Collodi o come si chiama!
Un altro scambio di sguardi adulti, stavolta perplessi, fra me e l’acuta amica giornalista.
– Ascolta… “Pinocchio”,  – si è informata – ma sei venuto qui da solo? Tuo babbo? Tua mamma?
– Mamma mi ha mandato a comprare il sale e io ne ho approfittato per venire qua. Fra poco se non torno mi viene a cercare…
– Dunque, vorresti rilasciare delle dichiarazioni? – ho chiesto io. – Un memoriale?
– Non voglio rilasciare niente e nessuno. Voglio solo raccontare la mia storia da solo.
– Molto bene, “Pinocchio”, mi sembra interessante… – A Rosita fremevano le narici, come ogni volta che annusa uno scoop. – Ma devo chiedere il permesso ai tuoi genitori…
In quel momento si è sentita dalla strada una vocina acuta urlare a perdifiato.
– Qui, mamma, è entrato qui dentro!
Rosita ha spalancato la porta. Si è catapultata dentro una bambina con calze e capelli di un azzurro acceso, di tonalità molto particolare. Dietro di lei, un’avvenente signora le cui chiome risplendevano dello stesso colore.
– Mi scusi, Rosita, – ha esordito –  ma questo figliolo a volte fa di testa sua…
– Non si preoccupi, signora…?
– Turchina. Piacere.
Anch’io avrei voluto stringerle la mano e dire con tutto il cuore piacere di conoscerla, ma ella mi ha nettamente ignorato. Nel frattempo i due giovanissimi si scambiavano complimenti.
– Sei la solita spia. Strega!
– E tu il solito testa di legno!
– Bambini, BASTA! – Dopo l’urlo, un sospiro e un sorriso. – Spero che Pinocchio non le abbia fatto perdere tempo.
– Tutt’altro. Mi stava raccontando una sua versione dei fatti molto interessante…
– Guardi, ora devo portarlo a lezione di ukulele. Ma se vuole saperne di più magari venga venerdì 30 settembre alle 18 a Castorano. Ci sarà da divertirsi.
E con gesto aggraziato la signora turchinocrinita ha porto una locandina variegata a Rosita. Io, sempre ignorato, ho letto – a rovescio – un titolo: La verità con le gambe lunghe.
E poi, in men che non si dica, i due giovanissimi e l’affascinante ambimadre erano usciti dalla porta. Gli schiamazzi sono continuati fuori, allontanandosi.
Mentre Rosita e io, scombussolati, ci scambiavamo sguardi meditabondi, ho maturato la mia decisione: a Castorano, venerdì 30 alle 18, ci sarò anch’io. Alla storia dell’ex burattino, personalmente, non sono interessato. Quella della mamma, invece, mi attrae molto. Magari le serve un biografo…

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