L’arte del filare e del tessere nei libri di Alessandra e Giampietro De Angelis

Il Palazzo Comunale di Carassai (foto di Americo Marconi)

di AMERICO MARCONI –

L’appuntamento è per domenica 4 settembre 2022 al palazzo comunale di Carassai dove Alessandra e Giampietro De Angelis presenteranno i loro libri. Alessandra: Magiche Metamorfosi con Capponi Editori e Giampietro: Il silenzio degli invisibili con Mauna Loa. Libri che già recensiti sul Graffio online, testata a cui Giampietro collabora. L’incontro questa volta è curato dall’Archeoclub di Carassai per l’interessamento della presidente Bianca Virgili. Arriviamo puntuali io e mia moglie Diana. Salendo alla sala noto l’Antiquarium e chiedo se posso visitarlo. La solerte e gentilissima Maria Clara Angellotti mostra e spiega le vetrine con reperti preistorici, piceni e romani. La mia attenzione è catturata da una vetrinetta dove sono esposti una collana con bulla appesa in bronzo, un’altra collana con grani anch’essa in bronzo, un’ansa e un peso da telaio in terracotta. Tutti reperti risalenti al VII – VI secolo a.C. e appartenuti a donne picene. Infine mi omaggia di un bellissimo opuscolo curato dalla prestigiosa archeologa Nora Lucentini.

L’Antiquarium di Carassai (foto di Americo Marconi)

Mentre ascolto gli amici parlare delle loro opere, con i felici intermezzi musicali di Martina Iacovaro, sfoglio l’opuscolo e torno all’immagine del peso per telaio. La memoria riscopre le parole che scrissi e lessi tempo fa per il libro Il Silenzio degli Invisibili di Giampietro de Angelis. Un libro autentico, delicato e rispettoso, che permette di entrare nei luoghi più reconditi dell’anima. Scrissi: «C’è una figura di donna che risalta nel libro di Giampietro ed è sua madre. “Che sapeva fare tante cose: brava nell’orto, nel fare il tombolo e brava a cucire”. Su questa sua abilità e passione – fare il tombolo e cucire – desidero soffermarmi. Perché una madre che annoda i fili con i fuselli si situa in un orizzonte mitico. Come Penelope che tesse di giorno e disfa di notte la tela del suo destino, in attesa del ritorno di Ulisse. Come Calipso e Circe. Perché tutte le donne dell’antichità filavano, tessevano e ricamavano. Le nostre donne picene, vissute ai tempi dell’Odissea, nel loro corredo avevano accanto a sé fuseruole, rocchetti, pesi da telaio: strumenti di filatura e tessitura, che le avrebbero accompagnate per sempre. La donna che fila, tesse, ricama è la donna che raccorda i colorati, preziosi fili della vita. Quell’annodare e seguire un disegno, nelle sapienti mani della mamma, servivano a questo. A fare nodi che uniranno il filo ad altri nodi: la moglie Lina e la figlia Erika. Così che il disegno del merletto a tombolo diventi sempre più grande e coincida con quello della vita stessa».

Sempre la memoria mi suggerisce che la parola latina textus significa tessuto ma anche testo. Per tessere (e scrivere un testo) si fissa un ordito e si fa passare un filo in un senso e nell’altro. Questi fili formeranno la trama (del tessuto e del libro). Perciò la donna che scrive è uguale, anche nei termini, a colei che tesse. In Magiche Metamorfosi, il coinvolgente romanzo di Alessandra De Angelis, scritto a ricordo della sorella scomparsa, la Stella del libro, tutte le donne scrivono. La giovane Stella, chiamata Stellina, che porta il nome della zia scrive; così sua madre Olga, di cui si scoprirà un diario; la nonna Margherita compone parole e certamente lo farà Ebe l’ultima arrivata. Eppure a metà libro incontrando Gustavo Rol, l’avvocato sensitivo di Torino, s’insinua un dubbio. Qualcosa mi sta sfuggendo nel tessuto/testo. Per fortuna il capitolo Un filo sottile e invisibile di collegamenti indica il disegno globale, la rete. E avverte che tutto sta manifestandosi tra conosciuto e sconosciuto. Le citazioni sull’alchimia sono rivelatrici. Mi sovviene la composizione del bronzo piceno: Rame, Stagno, Piombo, tracce di Argento, Arsenico, Antimonio: una formula sapiente che rende la fusione fluida e precisa. Il bronzo era l’oro dei Piceni: appena fuso ha il colore dell’oro, se lucidato lo conserva. Ma lo scopo della Grande Opera, che è lo scopo della nostra vita, non è certo il vile oro, ma l’Oro interiore. Oro che è manifestazione sensibile dell’Amore.

Ecco il messaggio profondo contenuto in Magiche Metamorfosi di Alessandra De Angelis e nel Silenzio degli Invisibili di Giampietro de Angelis; nei reperti millenari dell’Antiquarium e nell’animo delle gentili persone conosciute a Carassai: dobbiamo seguire, realizzare, insegnare l’Amore.

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La presentazione dei libri di Alessandra e Giampietro De Angelis (foto di Americo Marconi)