Racconto breve di Patricia Vena in cerca di un finale

di PATRICIA VENA –

Esodo, la grande migrazione

E quando, dopo aver divorato le foreste siberiane, gli incendi continuarono a muoversi verso Sud.
E quando quei pochi gradi di temperatura in più causarono lo scioglimento dei ghiacciai del circolo polare artico, provocando estesi allagamenti nei Paesi del Nord Europa.
Quando migliaia di animali morirono bruciati o annegati.
Allora molte persone iniziarono a migrare. Verso Sud. Con le macchine. Sui treni. Sugli aerei. O anche a piedi. Lunghe carovane di uomini, donne, bambini, come infiniti serpentoni che si spostavano con movimenti lenti e sinuosi, abbandonando le case, le città, le certezze.
Ed erano incalzati da incendi devastanti e da inondazioni che sommergevano intere regioni del continente sott’acqua.
Man mano che le persone raggiungevano le terre più a Sud, altre popolazioni si univano alla migrazione. Non c’erano più raccolti, scarseggiava il pane, gli animali d’allevamento venivano decimati. La fame cominciava a insinuarsi, sempre più pressante.
A Sud iniziò a mancare lo spazio, per contenerli tutti. C’era gente che dormiva sotto i ponti, o in baracche tirate su con i materiali più inusitati, sulle spiagge, in collina, perfino in montagna.
Ma non c’era molto da mangiare. E stava arrivando l’inverno, come avrebbero combattuto il freddo?
Lentamente prima, e poi a ritmo serrato, cominciò a correre tra le persone un’idea: attraversare il Mediterraneo, in senso opposto a quello solito. Verso Sud.
Prima furono le grandi navi, commerciali, da crociera, gli yacht più lussuosi, a riempirsi di persone disposte a partire. Poi, altre imbarcazioni, più modeste, cominciarono a prepararsi per lasciare i porti. In base alle possibilità economiche, ognuno decideva come partire. Quelli che non disponevano di molti soldi si rivolgevano ai tantissimi pescherecci presenti in ogni Paese costiero.
Infine, c’erano i gommoni. Si riempivano di esseri umani spaventati, con gli occhi spalancati e umidi.
Bisognava sbrigarsi, prima che il maltempo e il freddo impedissero le partenze. E così, le prime imbarcazioni partirono. E poi altre, e altre ancora.
Il Mediterraneo brulicava di navi, grandi, piccole, gommoni, ogni mezzo capace di galleggiare era in mare.
Ci furono dei naufragi. E non c’era nessuno che potesse soccorrere i naufraghi.
Quelli che sopravvivevano guardavano in lontananza, alla ricerca di qualche segno che indicasse la presenza dell’altra sponda di quel mare che, da sempre, avrebbe dovuto unire due continenti, anziché separarli.
Nella mente di ognuna di quelle persone, negli occhi di tutta quella umanità, c’era soltanto una domanda: come ci accoglieranno?

P.S. La risposta a quella domanda, dovrebbe darsela ogni lettore. Io ho una risposta, che è solo un’ipotesi, e una speranza. Ma quella è soltanto la mia risposta.

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