di REDAZIONE –
L’argomento sarà approfondito durante un incontro pubblico che si terrà venerdì 29 giugno alle ore 21,15, presso il teatro della parrocchia di Cristo Re a Porto D’Ascoli –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’Associazione Ambiente e Salute nel Piceno e il Comitato No trivelle nel Piceno, hanno espresso durante una conferenza stampa il proprio disappunto nei confronti del progetto relativo la perforazione di un nuovo pozzo per l’estrazione di idrocarburi, denominato Donata 4 dir, di fronte al litorale di San Benedetto del Tronto-Martinsicuro. L’argomento sarà approfondito durante un incontro pubblico che si terrà venerdì 29 giugno alle ore 21,15 presso il teatro della parrocchia di Cristo Re a Porto D’Ascoli. Oltre all’intervento di alcuni esperti del settore, sono state invitate le Amministrazioni dei Comuni della costa, Province e Regioni interessate, Associazioni di categoria, Associazioni ambientaliste, e quanti hanno a cuore la salvaguardia ambientale.
Il pozzo in questione verrebbe realizzato a poco più di 24 chilometri (12 miglia) dalla nostra costa, proprio di fronte la foce del Fiume Tronto, in corrispondenza della Riserva Naturale Sentina, alla quale proprio di recente si sono aggiunti 700 metri di parco marino. «Il progetto è stato presentato dalla Eni spa, in data 4 maggio 2018, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) – spiegano gli ambientalisti – Questo nuovo pozzo, inserito all’interno della Concessione mineraria B. C3. AS. dista dalla costa 14,6 miglia marine, arriverà ad una profondità di 1181 metri dal fondo del mare, che in quel punto è a 85 metri dalla superfice, ma la lunghezza del pozzo sarà di 3462 metri in quanto la trivellazione avrà un orientamento obliquo. Il tempo stimato per la perforazione è di 3 mesi, la fase di estrazione, invece, avrà una durata di 6 anni. Il progetto è finalizzato all’estrazione di gas localizzato ad una profondità che va dai 1050 ai 2000 metri sotto il fondale marino, questo gas sarà poi convogliato alla centrale di Pineto».
Di seguito riportiamo altre dichiarazioni del Comitato No trivelle nel Piceno e dell’Associazione Ambiente e Salute nel Piceno.
«Siamo fortemente contrari a tale progetto. Pensiamo che sia sbagliato continuare a investire sulle fonti fossili, in quanto ormai la comunità scientifica internazionale è unanime nel riconoscere tali fonti come le maggiori responsabili dell’effetto serra, che sta provocando tanti disastri in molte zone del nostro Pianeta, gli effetti del surriscaldamento globale sono ben visibili anche nelle nostre zone con fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti. Quindi no allo sviluppo di nuovi impianti di fonti fossili, a maggior ragione nel Mare Adriatico: sappiamo bene quanto questo mare chiuso sia sofferente per il forte sviluppo antropico sulle coste, per l’inquinamento che i nostri fiumi gli riversano, per lo sfruttamento alla ricerca di idrocarburi, per il forte traffico navale, per lo sforzo di pesca sempre più intensivo al fine di mantenere economicamente redditiva un’attività che negli ultimi anni ha perso oltre il 50% del pescato, tutto questo non lo diciamo solo noi ma è scritto nero su bianco nel rapporto sullo stato dei mari europei dell’Agenzia Europea per l’Ambiente.
Le trivellazioni rappresentano sempre un rischio per il territorio, ma in mare tale rischio si amplifica e lo sanno bene anche i proponenti, basta guardare con attenzione i documenti allegati al progetto: in essi si ammette che durante le operazioni di scavo si avranno impatti in atmosfera per gli scarichi dei potenti motori dei generatori che forniranno l’energia necessaria e delle navi appoggio; impatti sull’ambiente idrico dovuti a scarichi in mare, alle ricadute in acqua dell’emissioni, alle interazioni con i fondali e per il rilascio di metalli; impatti sul clima acustico, soprattutto quelli generati dai mezzi di supporto; impatti sulla componente paesaggio, per la presenza di torri alte diverse decine di metri e la forte illuminazione nelle ore notturne.
Ma l’impatto che preoccupa di più il settore ittico è quello di emissioni di rumore e vibrazioni per mezzo acqua, che vanno a colpire la fauna marina. Operazioni complesse come le trivellazioni in mare presentano reali rischi di incidenti come l’esplosione del pozzo, anche se le tecniche negli anni sono sempre più sicure, oppure la fuoriuscita dei liquidi di perforazione: leggiamo dai loro documenti che per questo progetto ne verranno utilizzati 2.469.000 litri, sono liquidi che se dispersi in mare, anche in parte provocano gravi inquinamenti e morie delle specie ittiche, in quanto contengono prodotti chimici e metalli. Perché mettere a rischio un territorio come la costa marchigiana – abruzzese quando nell’ultimo decennio il consumo del gas in Italia è diminuito del 13%? Speriamo che le Amministrazioni a cui ci siamo rivolti condividano la nostra visione e si attivino al più presto a mettere in piedi iniziative di contrasto di tale progetto. Noi stiamo organizzando una grande Assemblea Pubblica nella consapevolezza che solo se siamo uniti possiamo ottenere risultati utili alla collettività e al territorio».
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