di REDAZIONE –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il 20 aprile, data dedicata a Cang Jie, leggendario inventore degli hanzi, ossia i caratteri cinesi, si celebra la Giornata Mondiale della Lingua Cinese, istituita nel 2010 dall’Onu. Tale ricorrenza è parte di un progetto più ampio, volto a celebrare il plurilinguismo, a diffondere la conoscenza e a promuovere l’uso delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite. Il plurilinguismo, infatti, fenomeno caratterizzante la società contemporanea profondamente segnata dal processo di globalizzazione, è forse l’ultima difesa contro il crescente processo di globalizzazione delle menti e di omologazione culturale. Conoscere più lingue straniere, aprirsi alla conoscenza anche di una lingua non comunitaria come il cinese, quindi, non è solo una modalità per facilitare gli scambi di informazioni, di merci o di servizi, ma è soprattutto un prezioso strumento per immergersi in modi di pensare diversi dal proprio, in un’ottica aperta alla contaminazione linguistica e culturale, in cui ciascuno di noi prende dagli altri le parole, i modelli e i valori che trova migliori e li fa propri, arricchendo la propria visione del mondo. In questo contesto il cinese, con i suoi 1,3 miliardi di parlanti e la sua antichità, riveste un ruolo di primaria importanza sul piano culturale e nella comunicazione, nelle attività produttive, nel turismo, nel commercio mondiale.
Proprio per questo motivo, a partire dal prossimo anno scolastico, nel Curricolo dell’Istituto Capriotti, nel quale sono già presenti le quattro principali lingue comunitarie (inglese, francese, spagnolo e tedesco), sarà introdotto anche lo studio del putonghua (cinese standard o mandarino). Uno degli obiettivi del Piano dell’Offerta Formativa, infatti, è quello di formare cittadini consapevoli che, dopo aver sviluppato una coscienza europea, possano anche varcare i confini del nostro continente per scoprire il resto del mondo, in un’ottica globale e multiculturale. Questo obiettivo, già fortemente sostenuto dall’impegno dell’Istituto nella prassi didattica quotidiana e nell’ampio ventaglio di offerte di internazionalizzazione, fatto di corsi di preparazione alle certificazioni, gemellaggi, scambi e soggiorni linguistici, acquisterà pertanto un ulteriore punto di forza con l’ingresso dello studio del cinese.
Il Dirigente Scolastico, prof. Enrico Piasini, fortemente convinto della scelta approvata dal Collegio Docenti, sottolinea inoltre come “imparare il cinese non significa soltanto studiare la storia di un popolo, il suo patrimonio culturale, la sua sensibilità ma vuol dire anche predisporsi a nuove e interessanti opportunità e sfide professionali. La Cina è un colosso dell’economia globale: conoscenze e competenze linguistico-culturali permettono la collaborazione con enti e aziende nazionali e internazionali che, sempre più, decidono di intensificare i loro rapporti diplomatici, economici e commerciali con l’oriente”.
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