di ENRICA LOGGI –
Il libro è davanti a me, con la copertina dove leggi un azzurro che non è della terra nè del mare, ma di entrambi uniti in un gravissimo momento. Lì dove va a perdersi la vita e come in un incubo sprofonda nel letto marino l’esistenza di Francesco, Luigi e Ounis, imbarcati sul Rita Evelin, mestissimo teatro di un’immensa tragedia. Sin dalle prime pagine, nei risvegli notturni di Giovanna, aleggia l’atmosfera di giorni descritti con grande magia linguistica, come da un alfabeto che i fatti rendono nuovo, ci conquistano come forti strette di mano, come i lussureggianti dettati interpretativi dell’Autrice, che nella veste di traduttrice del dolore ci abbraccia fortemente col ritmo della sua passione, con la bellezza amara di tante sue perfette parole.
Il libro è suddiviso in giornate, come un diario semplice, come un pane che il lettore è chiamato a consumare nell’estrema grazia in cui naviga la vita della protagonista che diventa lentamente sorella a chi legge, a chi è disposto a seguire il suo perfetto cammino fino all’ultima lacrima, all’ultima parola dei marinai naufragati che non possono più nulla. Il tutto è avvenuto al largo di Porto San Giorgio, in una terribile notte dell’ottobre 2006. Giovanna sente su di sè il peso immenso degli eventi, e il libro diventa la litania del suo e dell’altrui dolore. Il mare ha inghiottito il Rita Evelin, ha falciato più di un’esistenza, e la storia di Giovanna e dei suoi congiunti diventa il calvario di chi il mare ormai lo vede come un nemico a cui sottrarre la preda.
Il libro ci narra minuziosamente tutto il tragitto, umano e dolente, della popolazione marittima di San Benedetto per il recupero dei suoi morti. La scena è molto simile a quanto la città aveva vissuto nel naufragio del Rodi. Anche qui si anima tutto un movimento di protesta per riavere le salme. Giovanna si unisce al cordoglio di tanti che passano le giornate al porto, nel tentativo insperato di veder riapparire i propri cari, in una tensione in cui distinguiamo i volti di chi ha pianto e si appella a un’inedita veglia. Tutto si traduce in una lotta dove il silenzio di chi non è più diventa il grido di chi lo cerca. La narrazione procede per tappe in cui i giovani sambenedettesi si ribellano al silenzio delle autorità marittime, in un agone che stritola i corpi e le menti di chi vive e lungamente aspetta.
Il libro si chiude con l’eterno riposo che Francesco, Luigi e Ounis ricevono dalla voce appassionata di quelli che hanno seguito tutte le manovre per portarli a terra e ogni pagina ritorna nelle menti e nelle frasi che il destino ha scelto perchè la morte sia cara a chi della memoria, dell’apprensione, del rigore ha fatto ormai cibo per il suo spirito e per tutte le alate parole di cui si veste il cuore.
Antonella Roncarolo, “Quel silenzio in fondo al mare” (Infinito Edizioni, 2023)
Antonella Roncarolo, insegnante, giornalista e operatrice culturale, vive e lavora a Grottammare nel Piceno. Ha pubblicato “Brest. Resistenza e canti di libertà nella Polonia in fiamme” (Infinito Edizioni, 2020), “Malgrado questa fine del mondo”, con Lucilio Santoni (Capire Edizioni, 2022), e ha curato il volume “Antonio Gramsci. Sul fascismo” (Mauna Loa, 2022). Con Enrica Loggi ha scritto “Arcani sentieri” (Pequod, 2023).
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