di FRANCA MORETTI –
Un interessante viaggio nel mondo della grafologia con la consulente grafologa ed educatrice del gesto grafico dott.ssa Franca Moretti che, in questo interessante articolo, ci illustra l’importanza di una scienza che può essere definita una “radiografia dell’anima” –
Parlare di grafologia è sempre molto emozionante, perché è una scienza umana che può dare un contributo notevole alla persona e per me lo è stata in modo particolare. Le ragioni sono molteplici e in coesistenza.
Ripercorrendo il tracciato che la penna lascia sul foglio, è possibile cogliere la ricchezza dell’individuo in termini di affettività, intelligenza e creatività, aiutandoci a conoscerci meglio e a conoscere meglio l’altro. Tutto questo è possibile perché la grafologia è uno strumento utile per cogliere quello che la persona ha dentro, le sue preoccupazioni, le sue ambizioni, le sue insicurezze, la sua forza di volontà, le sue potenzialità, il suo mondo. Ecco quindi che può essere d’aiuto per valorizzare l’individuo, per scoprire risorse e talenti, per capire le dinamiche affettive e relazionali di una coppia o dei membri di una famiglia, per orientare i ragazzi nelle scelte scolastiche, per capire e prevenire i disagi di bambini ed adolescenti. É per questo che a me piace definirla una “radiografia dell’anima”, perché il gesto grafico parla di noi in ogni sua forma (scarabocchio, disegno, scrittura).
La grafologia esamina i segni grafologici, la forma, il movimento sulla carta, l’occupazione nello spazio, il movimento della mano sulla carta… sì perché la scrittura è qualcosa di vivo e deve essere vista come movimento, è realizzata da un processo neurofisiologico, è individuale ed unica e il grafologo deve saper ripercorrere con lo sguardo il tracciato dello scrivente per risalire dalla periferia al centro, dalla mano al cervello, per giungere ad un contenuto più profondo, univoco, talmente personale che spesso lo stesso scrivente tende a nascondere. Il tracciato grafomotorio ci permette di incontrare la persona che è rappresentata nello scritto perché il linguaggio esteriore è strettamente collegato con quello interiore. Il grafologo però, oltre a sapere, deve saper fare e saper essere. É per questo che non basta la tecnica, la conoscenza dei segni e delle combinazioni, occorre anche e soprattutto saper essere sul piano comunicativo e relazionale, il punto più delicato. Un buon grafologo deve avere capacità intuitive e relazionali che gli permettano di entrare nell’animo dell’altro con la massima delicatezza, con una buona dose di umiltà ed avere competenza sul piano emozionale per saper capire e trattare efficacemente i sentimenti dell’altro, quindi capacità di ascolto, empatia, rispetto. Atteggiamenti comunicativi scorretti possono vanificare le migliori competenze.
Sono tante le “professioni d’aiuto”, maestri, educatori, religiosi, psicologi, professori etc., ognuno si prende cura secondo le proprie competenze e i propri strumenti, anche il grafologo può prendersi cura della persona. Dietro ogni scrittura si nasconde una persona che avverte il bisogno di percepirsi positivamente ed anche autorealizzarsi. L’obiettivo, delicato e importante, è sempre lo stesso: accompagnare la persona nella comprensione di se stessa, aiutarla a togliersi dei pesi, sollecitare lo sviluppo di potenzialità innate, proporre input affinché la persona sperimenti esperienze nuove. La mia speranza, così come il mio compito, è proprio questo, far conoscere la grafologia come valido strumento per aiutare le persone a ritrovarsi, per cogliere i segnali d’allarme nei nostri bambini e ragazzi, poter parlare a loro di ciò che già conoscono e di ciò che non conoscono perché la scrittura è espressione della persona e nella grafia abbiamo entrambi gli aspetti: consci ed inconsci. Attraverso la scrittura noi comunichiamo, scriviamo una cosa ma, senza rendercene conto, tiriamo fuori anche aspetti chenon vorremmo dire perché, appunto, la grafia è un gesto spontaneo ed ogni singola lettera è una sorta di autoritratto.
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