di ALCEO LUCIDI –
Il regista Paolo Genovese, ospite di “Incontri con l’autore”, è stato affabulatore divertito e divertente anche con il pubblico di San Benedetto del Tronto, dove non ha risparmiato battute, frecciatine, gesti ironici –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Era il giorno di Paolo Genovese, romano, 52 anni, regista di successo – dopo, soprattutto la felice uscita del film “Perfetti sconosciuti” con un cast d’eccezione e ben due David di Donatello all’attivo – e i pronostici su un forte coinvolgimento di pubblico sono stati rispettati. Dalla scrittura cinematografica al secondo passaggio come scrittore (l’ultimo lavoro si intitola Il primo giorno della mia vita, edito da Einaudi) le cose, come mette in chiaro Genovese sin da subito, non sono così scontate. Una cosa è scrivere un brogliaccio, una sceneggiatura, che dovrà passare per più mani (dal direttore della fotografica, al compositore delle musiche, all’adattatore delle scenografie, agli attori con la loro interpretazione) che non possiede vita propria, ed un’altra, invece, costruire un romanzo che ha già in sé gli elementi che lo costituiscono come un’opera compiuta, che non necessita di rivisitazioni, aggiustamenti da parte di altri, ma che vive nei pensieri e nell’immaginario dell’autore. Libero, quindi, di girovagare con la fantasia dove vuole, anche lo scrittore Genovese spazia in una livida New York («il luogo in cui tutto è possibile»), dove si incontrano tre personaggi, ognuno a suo modo deluso o stravolto dalla vita, sull’orlo del suicidio, senza più stimoli.
A fare da trait d’union tra Aretha, una poliziotta, a cui muore la figlia, Daniel, un bambino bullizzato, grassoccio, un piccolo divo della televisione, che vive di complessi ed Emily, travolta dal destino e costretta su una sedia a rotelle dopo aver fatto la ginnasta, è un personaggio ancora più schifato di tutti questi messi assieme: Napoleon. Prima di buttarsi dal ponte di Manhattan ed annullarsi viene afferrato da una misteriosa mano che lo porta a riconsiderare il proprio vissuto, a porsi delle domande sul senso del suo stare al mondo, a darsi una nuova possibilità, a ridare fiducia anche a chi l’ha persa. In effetti, in base ad un tacito accordo, darà da uomo perso e demotivato, diventerà il motivatore di tre persone in preda alla scoramento più assoluto («Non sei curioso di sapere come andrà il mondo senza di te?» dice il misterioso benefattore a Napoleon).
«Il corso degli anni – considera giustamente Filippo Massacci, presentatore della serata, la tredicesima degli “Incontri con l’autore” – ci pone spesso di fronte a delle scelte anche dolorose, in cui è necessario sapere morire a se stessi per rimettersi in gioco ed aprire delle fasi nuove, delle prospettive diverse. Tutti lo abbiamo sperimentato almeno una volta».Nel pessimismo più cupo, senza Dio, nell’eterno presente del tutto subito, questo libro – continua Paolo Genovese – si affaccia alla speranza in uno stile godibile e scorrevole (che lascia trascorre le storie come fossero dei fotogrammi). Il regista è stato affabulatore divertito e divertente anche con il pubblico di San Benedetto del Tronto, dove non ha risparmiato battute, frecciatine, gesti ironici, tale da farcelo apparire un satiro impenitente.
Copyright©2018 Il Graffio, riproduzione riservata