Emma Rowena Gatewood, la storia straordinaria di una donna ordinaria

Emma Rowena Gatewood (foto dal web)

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

C’è un sentiero particolarmente suggestivo negli Stati Uniti, che a chiamarlo sentiero può sembrare riduttivo. È lungo ben 3.510 Km, quasi tre volte l’Italia, percorre la catena montuosa degli Appalachi, sulla costa orientale, attraversando almeno 14 stati federali. Bellissimo e curatissimo, è una vera sfida per chi lo percorre, tra boschi fittissimi e belle vallate, con oltre 260 rifugi e 165 mila segnali che guidano per non smarrirsi. Ed occorre tempo, molto tempo per attraversarlo, e sana perseveranza: almeno cinque mesi di cammino per chi è meglio allenato ed equipaggiato. Il sentiero degli Appalachi c’era già, ma non così famoso, e neanche così ben organizzato, fino a quando, come per un bisogno di riscatto personale, non venne percorso da una donna ormai sessantasettenne che della vita – la sua vita – s’era stancata.E questa è una bella storia, una gran bella storia, di quelle che aprono orizzonti e fanno sorridere l’anima.

Emma Rowena Gatewood si sposa giovane, a soli 19 anni, con un uomo che sa darle solo dispiaceri e maltrattamenti, con momenti di vera violenza che la costringonoa fuggire tra i boschi vicino casa. Inoltre concepisce ben undici figli. Tutto questo fa maturare in lei uno spirito incrollabile, tenace e fiducioso, nonostante tutto. Ottiene dapprima il divorzio, nel 1940, portando avanti da sola con le proprie forze quella famiglia numerosa. Aspetta che i figli siano grandi, aiuta a svezzare ben ventiquattro nipotini, e poi, semplicemente, con una sacca sulle spalle e un paio di scarpe sportive, dice ai ragazzi: «Vado a fare una passeggiata nei boschi». È il 1955 ed è la prima donna della storia a percorrere l’intero sentiero degli Appalachi, senza particolare preparazione né attrezzatura. Un’avventura vera e propria, una sfida a se stessa, una catarsi, qualcosa che sa di rivoluzione testarda quanto apparentemente impossibile. Diventa un’icona Emma Gatewood, una leggenda ispiratrice per tutte le donne e tutti coloro che vogliono credere che esiste una forma di libertà a misura di ciascuno ed una emancipazione dagli schemi consolidati.

La cronaca racconta che due anni prima, nel 1953, aveva fatto una prima prova, quando le segnaletiche erano troppo scarse. Si era persa. Quella prima esperienza le era servita per costruire in sé la convinzione e la predisposizione. E quando riparte, nel 1955, concludendo a piedi, senza esitazioni, in solitaria, tutti i 3.500 chilometri, diventa famosa già durante il cammino. I giornalisti, quando vengono a sapere di lei, l’aspettano tra una tappa e l’altra. Le famiglie contadine che abitano a ridosso del sentiero l’ospitano per la notte e per un ristoro. Il 25 settembre del 1955 termina il percorso, dopo cinque mesi d’avventura tra natura selvaggia e persone ospitali. Emma ripeterà l’impresa altre due volte. L’ultima quando ha circa 75 anni, entrando a pieno titolo tra le figure leggendarie dell’escursionismo e non solo. Il suo è un esempio di vita, di forza morale, di resilienza concreta. Un esempio di umanità non convenzionale, un inno agli archetipi dell’esistenza. Un esempio da imitare, nel suo concetto antropologico, nel bisogno errante che alberga, in qualche modo, in ciascuno di noi.

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