Giuseppe Lesca, storia del critico letterario che dà il nome alla Biblioteca di San Benedetto del Tronto

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

L’attuale Biblioteca Lesca di San Benedetto del Tronto ha una lunga storia. Le sue origini risalgono a fine ‘800, quando venne inaugurata presso la scuola elementare una sezione con libri per bambini. Da allora sono accadute molte cose, vicissitudini storiche, spostamenti di sede, ma via via con un numero crescente di libri, diverse migliaianel periodo odierno, con diversificazione di sezioni ed argomenti. Ed è dal 2001che l’ubicazione che conosciamo oggi è all’interno della struttura municipale. Questa breve premessa è funzionale ad una osservazione: da dove nasce il nome Lesca, accostato alla biblioteca? Forse non tutti sanno che circa trent’anni prima che venisse inaugurata la prima biblioteca, pur per bambini, nasceva un personaggio che merita attenzione. Il 21 febbraio del 1865 veniva al mondo, a San Benedetto del Tronto, Giuseppe Lesca. Non sappiamo fino a quando sia rimasto nella nostra città, di certo si sa che si spostò in Toscana per gli studi universitari, esattamente a Pisa, laureandosi nel 1891 in materie letterarie per poi intraprendere la carriera di docente a Firenze. Fin qui, in fondo, è storia comune, come tante altre.

Ma il prof. Giuseppe Lesca è stato molto di più, e molto altro restando in ambito culturale. Va annoverato tra i critici letterari più attenti, ma anche poeta e saggista. Probabilmente l’aspetto che può sorprendere maggiormente è che è stato un cultore appassionato di studi danteschi, con il ruolo non certo semplice di “chiosatore” della Divina Commedia, con ricchezza di commenti e annotazioni soprattutto nel Canto XII dell’Inferno, poi nel Canto IX del Purgatorio e infine nel Canto XX del Paradiso. A Giuseppe Lesca si deve la pubblicazione di “Fermo e Lucia” di Alessandro Manzoni, curandone la prefazione per l’editore Perrella di Napoli. Romanzo considerabile a sé stante ma comunque punto d’origine e quindi sostanzialmente prima stesura del successivo e memorabile “Promessi Sposi”.

Due anni prima, nel 1914, aveva pubblicato a Bologna la delicata raccolta poetica “Una vita (1884-1914)”, mentre nel 1915 usciva a Firenze, con l’editore R. Bemporad& figlio, “Poesia di guerra 1799-1848”. Da quanto detto si comprende bene la vivacità intellettuale del professore sambenedettese. Da aggiungere che è stato lettore privato della regina Margherita di Savoia, collaboratore di riviste importanti, tra le quali la fiorentina “Nuova Antologia” dell’editore Felice Le Monnier. Lesca ha vantato amicizie di primissimo piano in campo culturale. Una per tutte, Gabriele d’Annunzio. Tra i saggi, ce n’è uno che riguarda la vita e l’opera di Leonardo da Vinci.

Di lui resta, come immagine, un quadro dove il Lesca ha un atteggiamento solenne. È un dipinto ad olio dell’artista Edgardo Saporetti che lo ha ritratto nell’atto di scendere dallo scalonedella straordinaria chiesa museo di Orsanmichele, nel centro storico di Firenze. L’Orsanmichele è un edificio storico che originariamente era una loggia per lo stoccaggio di granaglie, in seguito trasformata in chiesa delle Arti. Oggi, ai piani superiori, la chiesa ospita un museo con gli originali del ciclo scultoreo delle sue nicchie esterne, mentre il dipinto di Saporetti è conservato presso la storica e monumentale Biblioteca Classense di Ravenna. Dalle fonti storiche risulta sia stato il figlio di Giuseppe Lesca a fare la donazione alla celebre biblioteca, precisamente al Comune di Ravenna, forse in onore del Saporetti che era originario della provincia ravennate.

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