Istituto Scolastico “Luigi Mercantini” di Ripatransone: 130 anni di storia da celebrare

di MARCO BAGALINI –

RIPATRANSONE – Nel settembre del 1894 una carrozza a cavalli risaliva le polverose strade della collina di Ripatransone. Il neo Ministro Guido Baccelli, fautore del rinnovamento scolastico, visitava la Scuola del Lavoro di Emidio Consorti inaugurando il 6° Corso. Seguirono medaglie e contributi, più utili delle medaglie, cena e brindisi in Teatro e, nel rispetto dei tempi burocratici, una Convenzione tra il Ministero e Il Comune di Ripatransone di 21.000 lire annue. Il 17 gennaio 1895 il decreto ministeriale ufficializzava la nascita dell’Istituto Statale che, dopo la riforma Gentile, diventerà Istituto Magistrale. Emidio Consorti, battezzato nella parrocchia di San Benigno di Ripatransone nel freddo dicembre del 1841, giunto in età scolare non aveva alternative di studi se non il Seminario Vescovile, per giunta a due passi da casa sua. Il Ministro Casati stava mettendo mano ad un’organizzazione scolastica almeno decente e soprattutto unitaria, confusa tra scuole piemontesi, lombarde, comunali varie e il Seminario era un riferimento culturale di tutto rispetto. Fu la sua fortuna, perché poté contare su ottimi e colti insegnanti che lo avvicinarono a Rosmini, Gioberti, al sapere classico, ma il giovane studente era più attratto dalle idee di rinnovamento dello svizzero Pestalozzi e dal superamento del leggere e dello scrivere come forma di educazione elementare; di Mazzini apprezzava la Giovane Italia di “buoni cittadini”, ma anche Fröbel e Rousseau.

Il Seminario era stato un’ottima opportunità. Emidio, già diventato insegnate per meriti nella Scuola primaria, si chiedeva quali mezzi didattici fossero più efficaci per completare
la formazione del cittadino consapevole, in una nazione che stava crescendo. Scrisse e sostenne che l’educazione non è imposizione ma conquista, che al maestro spetta il compito di indirizzare a buon fine le tendenze dell’allievo, convinto che Plutarco avesse
ragione quando diceva di “accendere il fuoco”. A questo scopo teorizzò e praticò il metodo del “Lavoro manuale educativo” nella scuola che aveva organizzato, attraverso conferenze, lettere, pubblicazioni e contatti personali, sottolineando l’importanza di manuale ed educativo. Nel quartiere Mompiano di Brescia alle giovanissime sorelle Agazzi, più tardi sue allieve e collaboratrici, non erano sfuggite le conferenze e le pubblicazioni di questo ripano: volevano aprire una Scuola per l’infanzia, interessate a formare bambini e non scolari,
e il metodo del lavoro manuale era interessante.

Tra medaglie di riconoscimento, elogi e gratificazioni l’impegno del Consorti non era passato inosservato nelle stanze dei ministeri e il Ministro Coppino lo aveva voluto a Nääs in Svezia ad approfondire le metodologie educative di Otto Salomon basate sull’artigianato, così celebri nei paesi scandinavi e guardate con favore nelle operose Americhe. Sostenuto dalle conferme scaturite da queste esperienze, si adoperò per organizzare il 1° Congresso Nazionale di Lavoro Manuale Educativo e preparare dei corsi indirizzati alla formazione
degli insegnanti disponibili a seguire il suo metodo. Un impegno ripagato dal numero e dall’entusiasmo dei partecipanti, non tanto dalle Istituzioni del Regno che seguivano gli umori dei Ministri di turno. Nella Scuola Normale arrivarono da tutte le regioni italiane ed oltre 4.700 partecipanti dei 26 corsi di aggiornamento e formazione di maestri, comprese le sorelle bresciane, prima allieve poi insegnanti.

Tra i corsisti c’era chi si dilettava a trascrivere la cronaca, più mondana che intellettuale: “…vanno sempre unite, vestono allo stesso modo, le istesse stoffe i medesimi disegni, l’identico taglio, anche la pettinatura è simile, Rosa ha una tinta più calda tendente al bruno, Carolina è leggermente bionda: intendo parlare delle signorine Agazzi, direttrici
dei giardini d’infanzia di Brescia e redattrici dei maggiori giornali scolastici del Regno.…..” L’attrazione e il fascino delle direttrici nordiche era più intrigante del metodo. Le guerre servirono ad interrompere l’attività della Scuola Normale, ma non a sopire l’importanza dell’Istituzione per la città e il territorio. La riforma Gentile del 1923 era un’opportunità per dare continuità alla Scuola Normale Statale del Consorti e i maggiorenti ripani si adoperarono affinché gli austeri spazi del Convento dei Filippini non restassero vuoti. Con decreto del 18 aprile 1926 la Scuola veniva intitolata a Luigi Mercantini e nove anni dopo nel 1935 il Ministero emanava il decreto di istituzione del Regio Istituto Magistrale.

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