Rubrica “Poesie e Racconti” del Graffio
“TRA LE CASETTE DI LEGNO DELLA SAE” DI VITTORIO CAMACCI
È una giornata piena di sole. Ma nessuno ci fa caso davvero. Non perché non sia bello, ma perché i pensieri sono altrove, più pesanti, più umidi del profumo dell’erba che si risveglia. Anche qui, tra le casette di legno delle SAE, spuntano fiori piccoli, gialli, bianchi, azzurri, in un’ostinata esplosione di vita. Ma oltre la recinzione nessuno li vede. Eppure ci sono, crescono, resistono. L’asfalto, che d’inverno si copre di fango, oggi si asciuga sotto il sole. Le piogge hanno allentato la presa, lasciando spazio a un vento leggero, che passa tra le strutture prefabbricate come a cercare un varco. Le siepi, piantate in fretta per dare un’idea di casa, ospitano ormai uccelli e insetti. Nascosti sotto il terreno, lombrichi e radici si attorcigliano nel loro mondo sotterraneo. Qualcuno sistema il cancello, qualcun altro ripara un tubo che perde. Si parla poco. Si vive di gesti. Un vecchio guarda il cielo con lo stesso sguardo di chi ha visto troppi crolli e poche ricostruzioni. Un bambino gioca con un sasso, lo fa rotolare avanti e indietro, costruisce e distrugge mondi immaginari. Una donna esce, si appoggia alla ringhiera, osserva la strada sterrata che porta al paese. Sembra voler vedere oltre, ma non c’è molto da guardare. Pare impossibile che altrove il mondo proceda al contrario. Che la vita scorra come sempre, senza sapere cosa significhi abitare qui. Nelle SAE, dove tutto è sospeso, dove il tempo si muove al contrario, tra l’attesa e la dimenticanza. Dove gli abitanti non sono più numeri di una lista d’emergenza, ma tornano ad essere individui. Persone, uniche al mondo. Hanno speranze, sogni, rabbia, nostalgie. Scelgono con chi stringere amicizia, con chi discutere, con chi condividere il caffè al mattino. Si aiutano, si evitano, si guardano negli occhi cercando risposte che nessuno sa dare. A volte ridono, di una risata aspra, che sa di resistenza. Così scorre la vita qui, oltre il cancello, a bordo di questa arca precaria che sono le SAE. Galleggiano in un mare di attese e promesse, come zattere di legno inchiodate alla terra. Eppure resistono, come un bisbiglio nel vento, come un’idea che rifiuta di spegnersi. Come chi, nonostante tutto, continua a cercare parole di speranza in un orizzonte che tarda ad arrivare.
Vittorio Camacci
Mi chiamo Vittorio Camacci e la zona dove esercito da più di vent’anni la professione di guida turistica, ambientale, escursionistica, spazia tra le regioni Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, nel parco del Gran Sasso e Monti della Laga e nel parco dei Monti Sibillini. Sono nato e vivo da sempre a Spelonga (AP), piccolo villaggio a nord dei Monti della Laga, nel 1964. Sono stato anche ideatore, speaker e commentatore di eventi sportivi e manifestazioni folkloristiche. Mi piace comporre versi che parlano di antichi usi e consuetudini lavorative del passato. Il mio motto è “Tutti vogliono tornare alla Natura … ma nessuno vuole andarci a piedi”. La mia missione? “Farceli tornare di corsa!”.
Le mie specialità sono gli itinerari naturalistici.
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