di AMERICO MARCONI –
Il 19 marzo si festeggia San Giuseppe, patrono della Chiesa. Grande festa per i padri e chi porta questo nome, tanto usato eppure mai banale perché significa “Dio aggiunga”. La storia di Giuseppe è tutta narrata nei Vangeli: è un falegname di Nazareth, sposo di Maria e padre putativo di Gesù. Semplice ma fondamentale figura nella sua affettuosa umanità e nella sua silenziosa modestia. Giuseppe è il personaggio più silenzioso dei Vangeli: non parla mai. Tace, nonostante l’indiscussa autorità. Autorità che gli deriva dalla saggezza e dalla consapevolezza dei bisogni della Sacra Famiglia ai quali provvede con il lavoro silenzioso delle sue mani di operaio. Rettitudine, onestà, obbedienza al Signore e ai suoi Angeli, pazienza e laboriosità, sono le caratteristiche più spiccate di Giuseppe che lo rendono – come scrive l’Evangelista Matteo – un “uomo giusto”. È festeggiato anche il primo maggio come protettore dei lavoratori.
Il dolce più conosciuto per la festa del 19 marzo è la zeppola di San Giuseppe, dolce napoletano. Ma che c’entra il Santo con la zeppola? Una leggenda narra che durante la fuga in Egitto per sostenere la sua famiglia oltre al falegname Giuseppe faceva il friggitore ambulante. Perciò la preparazione originaria della zeppola prevede la friggitura. Wolfgang Goethe in una pagina del suo Viaggio in Italia datata 19 marzo 1787, nel giorno di San Giuseppe si trovava a Napoli e passeggiava in via Toledo. Annotò che in tanti friggevano servendosi di grandi padelle nere. Un gruppetto di quattro persone, inanellate e con parrucche bionde a mo’ di angeli, realizzava, friggeva e offriva frittelle. La versione più conosciuta delle zeppole, con pasta a bignè guarnita con crema pasticcera e un tocco d’amarena, fu messa a punto nel 1840 dal pasticcere Pintauro, sempr enella stessa via Toledo.
Il 19 marzo ricorre anche l’onomastico di chi si chiama Sibilla, un nome a me caro. In memoria della beata Sibillina Biscossi nata a Pavia nel 1287 e morta il 19 marzo del 1367. Suora domenicana, mistica e veggente che da cieca ebbe il dono di vedere e prevedere. Ma di lei ci occuperemo in futuro. Buon 19 marzo!
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